Quei prof improvvisati in classe con i disabili

Sono circa 50mila in tutta Italia Ma molti senza specializzazione

da Milano

Le paradossali forme di violenza nei confronti di alunni disabili che stanno esplodendo sono in realtà per molti versi dei drammi annunciati, per gli assurdi meccanismi che regolano gli interventi di assistenza e di tutela di questi alunni nelle classi.
Nelle scuole italiane il numero degli alunni disabili è in continua crescita: erano 126mila nel 2001, sono diventati 156mila nel 2005, hanno superato quota 166mila l’anno successivo. È cresciuto di conseguenza il numero degli insegnanti di sostegno, sono ormai quasi 50mila. Ciascuno di questi docenti dovrebbe essere in possesso di uno specifico titolo di specializzazione. E qui sta il primo problema: molti non lo sono. A Milano, ad esempio, circa la metà degli insegnanti di sostegno non ha alcun titolo.
Negli anni scorsi sono prolificati in ogni regione corsi per acquisire questa specializzazione. Corsi che gli interessati si pagavano fior di soldi (fino a 25 milioni, quando c’era la lira), un investimento tuttavia affrontato perché l’incarico di sostegno ha rappresentato per anni la scorciatoia per avere un posto fisso nella scuola. E una volta conquistato un posto, si passava all’insegnamento comune. Così si è creato il fenomeno dei posti che poi sono finiti in mano a insegnanti senza specializzazione.
Secondo problema: l’assegnazione degli insegnanti di sostegno non tiene in alcun conto l’interesse dei disabili. Si sceglie solo in base alle graduatorie. Ogni anno. Così capita che un insegnante che è stato inserito in una classe dove c’è da aiutare un bambino cieco, l’anno successivo si trova nominato in un’altra classe ad aiutare un sordo. Insomma si assicura un sostegno senza la minima garanzia che abbia i requisiti per adempiere adeguatamente al suo compito. In queste condizioni può succedere di tutto. Anche i casi che stanno facendo scandalo in questi giorni.

Né l'annunciato licenziamento in tronco dei responsabili di queste vicende risolve il problema. L'ha sottolineato anche Valentina Aprea, l'ex sottosegretaria all'istruzione: «Il guaio è - ha detto - che per gli insegnanti di sostegno nessuno verifica la loro professionalità».

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