Quei silenzi assordanti su Pastorino

Quei silenzi assordanti su Pastorino

(...) sottosegretario alla Difesa e ancora ministro del Turismo e spettacolo. Non c’entra essere stato presidente della Provincia di Genova e vicepresidente del Consiglio regionale e presidente della Fiera di Genova, l’inventore di Euroflora e il vero papà del Nautico, che riuscì a lanciare grazie all’alleanza strategica con Ucina, in un tandem micidiale (per le altre città) con Giuseppino Roberto.
Al limite non era nemmeno una questione di essere una persona onesta e perbene, come lo è stato Pastorino, sul quale nemmeno il coinvolgimento in un’inchiesta sui fondi neri dell’Iri nel 1992 e un’altra sulla truffa ai danni di alcuni clienti del suo studio di agente di Borsa (negli anni Ottanta più del nove per cento di tutto il lavoro di Piazza Affari gravitava sulla struttura guidata da Pastorino), sono riusciti ad infangare. Anzi, posso testimoniare personalmente che tutti coloro che hanno chiamato in redazione in questi giorni per testimoniare il loro ricordo e la loro stima per Pastorino, proprio su questo puntavano: «È uno che in politica ce ne ha messo, non uno che ha preso». Perfetta lezione per alcuni dei moralizzatori odierni.
Ecco, per questi e tanti altri motivi, per essere stato uno dei politici che ha dato di più a Genova e alla Liguria - come ha ricordato anche il nostro Fabrizio Graffione ieri raccogliendo la bellissima testimonianza di Tullio Mazzolino, suo amico e compagno di corrente - Pastorino avrebbe meritato il lutto cittadino e funerali solenni. O, quantomeno, un ricordo degno di questo nome.
E invece le istituzioni che solitamente fanno a gara a rendere omaggio al più sconosciuto partigiano romagnolo, riverito in pompa magna con comunicati su carta intestata unificata di Comune, Provincia e Regione, hanno taciuto. In tre giorni, dai nostri fax sono spuntati solo due comunicati: uno del consiglio regionale in cui si dava notizia del cordoglio del presidente Rosario Monteleone e del minuto di silenzio seguito al ricordo di Pastorino in aula, e l’altro della neo-presidente della Fiera di Genova Sara Armella che ha onorato nel migliore dei modi il suo insediamento parlando del senatore come di «un personaggio chiave per la storia e lo sviluppo di una manifestazione simbolo come Euroflora e della Fiera. Penso che tutta la città gliene sarà sempre riconoscente».
Ecco, Sara, manager capace e competente, ma forse troppo ottimista, ha volato troppo alto. Perchè nessun altro si è fatto sentire. E, oltre a Burlando e Vincenzi e oltre al Pdl (ieri ai funerali si sono visti solo Gianni Plinio, il consigliere comunale Beppe Costa e un grande ex come Alfredo Biondi), a suonare assordante è il silenzio del presidente della Provincia Alessandro Repetto, solitamente infaticabile produttore di comunicati stampa grazie anche a una straordinaria addetta stampa come Barbara Fiorio. Pastorino era democristiano come lui e presidente della Provincia pure lui. Eppure, Repetto non ha detto o scritto una parola ufficiale. Certo, al funerale c’era lui e c’era il labaro della Provincia, così come c’era l’assessore Pasquale Ottonello con la fascia tricolore del Comune.


Ma il fax? Le mail? Il telefono? Erano isolati per dire due parole su un galantuomo come Pastorino? Avevano esaurito tutta la carta nei ricordi del 30 giugno 1960 e di Carlo Giuliani, «solo un ragazzo»?
Forse, l’ex ministro aveva una colpa. Era democristiano e non della corrente di sinistra, in una città di comunisti. Un motivo in più per rendergli onore oggi.

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