Quel borgo di Kandinskij e Pound che adesso è la meta dei surfisti

In passato meta di soggiorni vip come il pittore Vasilij Kandinskij e il poeta Ezra Pound, il borgo di Zoagli deve gran parte della sua bellezza all’incantevole passeggiata che costeggia il mare: la scogliera e le insenature naturali lasciano davvero a bocca aperta. Se poi la camminata viene fatta di sera, l’atmosfera è ancora più suggestiva grazie alla brillante ed elegante idea di incastonare l’illuminazione nella roccia.
Ma non tutto è da «favoloso mondo di Amélie». La ringhiera, per esempio, è arrugginita in più punti ed oltre ad essere pericolosa contrasta con i colori dell’acqua. Le spiagge sono pulite e gli spazi liberi, seppur non immensi, ci sono. Il mare è spesso mosso e quindi adatto più agli appassionati di surf che ai neofiti. Per posteggiare l’unica soluzione è pagare: la tariffa oraria è di 1.50 euro. La piazza è molto curata e la fontana con i ripetuti giochi d’acqua cattura gli sguardi. Bene anche le panchine per quantità e qualità. L’unico neo è il viadotto ferroviario che si staglia sul borgo, deturpandone l’immagine.
Restando sempre nel centro, grida vendetta lo stato di degrado in cui è conservata la statua dedicata al duca Giuseppe Canevaro, benefattore zoagliese: le scritte sono ormai irriconoscibili, così come la figura dell’uomo. La segnaletica stradale è latitante; raggiungere la stazione dal centro è particolarmente difficile: più che un buon senso dell’orientamento serve un ottimo sesto senso. Indispensabile anche per trovare il punto di Informazione e accoglienza turistica (Iat), parzialmente nascosto dalla vegetazione.
Ma la curiosità degna di nota è che la struttura sorge proprio a fianco dei bagni pubblici, forse perché il messaggio che si vuole fare passare è che la vera accoglienza si vede nel momento del bisogno. Servizi igienici che nel borgo versano in buono stato e sono anche a norma per i diversamente abili. Tempi duri, invece, per gli ecologisti. Perché se ci sono molti cestini per la spazzatura, c’è davvero poco per la differenziazione di plastica, carta e vetro. A parte qualche buca sul finire di via Cristoforo Colombo, il manto stradale è in ottime condizioni, in alcuni punti fresco di asfaltatura. Chiusura con la stazione ferroviaria, una delle porte di accesso della località turistica.

La desolazione è totale e a farla da padrone sono gli emuli di Basquiat che hanno imbrattato tutti i muri a disposizione. Per non parlare della macchinetta automatica di biglietti fuori uso e ricoperta di ruggine. La «porta» è da sistemare prima che qualcuno pensi di chiuderla. Magari buttando pure la chiave.

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