«Non abbiamo fatto telefonate a nessun esponente di partito e non ne abbiamo ricevute». Carlo Cimbri, top manager quarantaseienne di Unipol, si è subito adeguato alla nuova realtà della quale entrerà a far parte dopo le nozze con Fonsai. Quella dellestablishment finanziario milanese piuttosto che delle sezioni Pd, da sempre «vicino» a Unipol. E così ha rassicurato a mezzo del Corriere quel milieu che si raccoglie proprio nel patto delleditore di Via Solferino.
«Di Fonsai ci interessano le polizze, non le partecipazioni finanziarie», ha esplicitato precisando che si valuterà «caso per caso: se ci verrà chiesto di uscire, usciremo, mentre se lo riterremo opportuno resteremo». Insomma, lad della compagnia delle «coop rosse» non intende recitare il ruolo dellospite sgradito ed è proprio questa discrezione e questa riservatezza che nel suo ventennio di lavoro in Unipol gli hanno consentito di raggiungere traguardi inaspettati. Anche per il suo «maestro» Giovanni Consorte che tentò il grande colpo su Bnl senza esito. Certo, si tratta di una «operazione di sistema» e non di unavventura come accadde nel 2005.
Eppure di quellesperienza Cimbri porta le stimmate, non solo per il sodalizio con Consorte e Sacchetti, ma perché lo scorso 31 ottobre il manager nel processo milanese Bnl-Unipol ha riportato in primo grado una condanna a 3 anni e 7 mesi per aggiotaggio e ostacolo allattività di vigilanza della Consob. Le nuove norme sui requisiti di onorabilità fanno sì che si possa restare al timone di compagnie assicurative solo se non si riportano condanne in procedimenti penali successivi al 24 gennaio 2012. Ne beneficia anche il vicepresidente di Generali, Francesco Gaetano Caltagirone.
Ma proprio al Leone di Trieste bisogna guardare se si ragiona in ottica futura: allex presidente Cesare Geronzi non furono perdonate alcune «pendenze», utilizzate come grimaldello per lavvicendamento. A Cimbri non è accaduto lo stesso e forse non accadrà se a gestire la nuova Unipol-Fonsai sarà lui. Anzi chissà, se tutto andrà per il meglio, visto il cursus honorum e gli ottimi rapporti con Mediobanca (da 15 anni partner delle principali operazioni di ricapitalizzazione e M&A), potrebbe anche aspirare a un ruolo di primo piano a Trieste.
E Cimbri è un manager talmente dedito al lavoro da riuscire a incastrare tutti i tasselli del «puzzle». Un «grande consumatore di carta», racconta chi ha lavorato al suo fianco ricordandone labitudine di riempire block notes di appunti durante le riunioni di lavoro. Un vero e proprio «secchione»: metodico, preparato e ambizioso. Ma soprattutto diplomatico: pur essendo cresciuto in Unipol originariamente non aveva un grande rapporto con le Coop riunite in Holmo e Finsoe. Anzi nel dopo-Consorte spinse per una separazione netta tra proprietà e gestione. Poi, nellinterregno di Carlo Salvatori, le prospettive cambiarono e, giunto alla poltrona di ad, fece rientrare alcuni esponenti cooperativi nelle controllate. Come ai vecchi tempi di Consorte.
Tutto lavoro e famiglia, Cimbri non è aduso alla frequentazione della Bologna salottiera. Una persona daltri tempi, come un po datato è il look - vero tallone dAchille - sia sul versante dressing che su quello coiffure. Per il resto, è una vera «schiacciasassi».
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