Quel progetto milionario che ha partorito il nulla

Edoardo Chiossone

Egregio Direttore, «Striscia la notizia», da parecchi mesi - per non dire da anni - porta alla luce lo «sfascio» delle amministrazioni locali, provinciali e regionali italiane per enormi spese, con cifre a sei zeri, ma soprattutto, per importanti lavori che alla fine si sono rivelati inutili, in quanto quasi mai portati a termine o, in parecchi casi, assolutamente pochissimo utili alle comunità. Ovviamente quelli rimasti in sospeso, non sono stati mai ripresi con il risultato che, da parte della popolazione non rimaneva altro che osservare delle cosiddette «cattedrali nel deserto». «Striscia» più di una volta ha avuto garanzia, dalle varie amministrazioni, di ripresa dei lavori, ma, come si suol dire, «passata la festa gabbato lo Santo». Mi pare chiaro che «Striscia» ha fatto un grande servizio infilando il naso un po’ dovunque, ma... mai a Genova! Ebbene, Egregio Dottore, ritengo che forse anche a Genova esista una motivazione per portare, come si suol dire, il Comune sul banco degli imputati. O, per meglio dire, stia attraversando la strada che lo porta in quel luogo ove io ti ho detto ove vedrai soltanto personaggi che hanno perduto il ben dell’intelletto! Il Sommo Poeta - più o meno - disse così! Ed ecco il fatto: all’inizio degli anni 2000 - nell’allora Gestione Pericu - si decise di affrontare un’importante lavoro in una determinata zona della nostra Genova. Io, abitando in corso Montegrappa, ebbi la possibilità di seguire lo svolgersi dell’operazione edilizia, culturale e soprattutto sportiva ideata dagli esperti del nostro Comune. Nei pressi della Chiesa dei «Diecimila Crocefissi», in via Canevari, esisteva un’ampio terreno che da alcuni anni era stato riservato quale magazzino di tutti i «rifiuti», più che altro meccanici ed altro, del Comune genovese. Fu fatto un progetto con costi X per la risistemazione dell’intera area.
1. Progetto ambizioso che portava in primis a deviare, per una quantità di anni X, il traffico automobilistico/autobus Amt con costruzione di solidi muretti. Fatto questo, realizzazione di un vasto impianto dove - secondo il progetto - si sarebbe dovuti arrivare ad un complesso multiuso davvero straordinario.
2. Lavori in muratura, prati erbosi o in cemento su due piani, con ingresso da via Canevari. Al pianterreno accesso ad un posteggio estremamente ampio ed ovviamente al coperto.
3. Costruzione di un grandissimo locale - e di non so quanti metri quadrati - ove si pensava che si sarebbero potuti installare grandi magazzini o grandi locali per usi diversi, tutti con ampi cristalli.
Progetti ambiziosi! E sì, evidentemente si trattava solo di progetti? A questa domanda non so rispondere, ma soprattutto, vorrei dire una cosa: come è possibile progettare e realizzare tante belle e utili strutture senza prima di attuarle non si è pensato minimamente di trovare a chi consegnarle per l’utilizzo pratico. Ma non ho finito! Nel progetto c’è anche un piano superiore. In questo ampio 2º piano c’è uno spiazzo molto ben realizzato dove si è costruito un campo per il «calcetto» e un campo da tennis oltre ad altri spazi. In uno di questi spazi si è pensato (ottima idea) di sistemare due impianti per utilizzare l’Energia Solare. In sostanza, tutti i locali possono essere forniti di illuminazione a costo zero (ottimo).
Di quest’ultima idea, però, da oltre un anno si verifica una cosa che lì per lì appare quasi comica, oppure tragica. E sì, abbiamo l’energia elettrica? Usiamola! Tutte le mattine - da oltre un anno - scendo dalla salita (mi pare si chiami Varni) per recarmi a fare le compere al mercato di via Romagnosi. A metà della salita gli occhi mi cadono automaticamente su un piccolo edificio che compone parte della struttura. Ebbene da oltre un anno le luci sono sempre accese (giorno e notte). E sì, forse per forza? Le luci sono sempre accese, perché? Difficile spiegarselo! Va pure detto (e questa è la parte - per me - più comica) che da un anno è stato affisso nella parte frontale della struttura un grande avviso dove si propone la vendita dei suddetti locali con tanto di telefono al quale rivolgersi. Mi pare che si sia aspettato un po’ troppo tempo. Dico bene? Insomma, io non sono in condizione di spiegarmi tutto questo pasticcio, ma una cosa è certa: non è possibile fare progetti per realizzare strutture senza prima preoccuparsi da chi devono essere gestite onde recuperare le spese ingenti. Dell’entità delle spese, io non ne ho la più pallida idea. Comunque, è chiaro che si tratta di milioni.
Quello che è certo è che ritengo vada fatto - da parte della cosiddetta opposizione - una interrogazione al Comune di Genova per chiedere spiegazioni e chiarimenti. Da parte mia, ho pensato - Se Lei è d’accordo - di inviare una copia di questo scritto a «Striscia».

Sono certo che eventualmente il Gabibbo e compagni troveranno il modo di ottenere spiegazioni. Sono certo, inoltre, che le otterranno quasi subito! Questo è quanto accaduto in altri episodi del genere. Noi genovesi desideriamo aver subito la risposta. E palanche nun se poan caccia via in questu modu.

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