Quel sindaco in prima linea che non va a caccia di spot

Protegge i Gambirasi come figli, non cerca le tv, parla coi giornalisti solo se è necessario. Nelle retrovie del dramma, Diego Locatelli sta facendo onore al suo paese

Quel sindaco in prima linea che non va a caccia di spot

nostro inviato a Brembate di Sopra

«Che cosa devo dire? C'è poco da parlare, in questi giorni». Diego Locatelli, già entrato nella storia come il sindaco più riservato e taciturno d'Italia, per colpa dell'incubo in cui il suo paesotto è precipitato la sera del 26 novembre, non si smentisce. E liquida il cronista, che lo insegue, con asciutta, invalicabile cortesia. Cappello, sciarpa, giaccone e stivali. La divisa d'ordinanza con cui ci siamo abituati a vederlo. Anche oggi, come ieri. Come l'altro ieri. In prima linea da dieci giorni. Come uno dei tanti, come uno fra i tanti che si stanno dannando senza sosta, al buio, al freddo, sotto la neve o la pioggia, per trovare anche il più piccolo indizio che conduca a Yara. Al suo corpo buttato, chissà dove, chissà perché. Lui l'unico, o almeno uno dei pochi contatti col mondo esterno che Fulvio e Maura, i genitori di Yara, hanno scelto di avere. Lui con le sue telefonate quotidiane per portar loro conforto e appoggio. Lui che sembra trattare quella coppia, chiusa nel dolore come se fossero suoi figli: «Sono persone molto forti, e stanno vivendo anche questo momento con grande dignità». Fin dall'inizio di questa storia assurda, la sua preoccupazione è stata una e una soltanto: mettere al riparo la famiglia da qualsiasi intrusione, da qualsiasi violazione di quella privacy, che i Gambirasio hanno scelto di mantenere subito dopo aver dato l'allarme.
Così, instancabile quanto sbrigativo, il sindaco leghista di Brembate Sopra, ha dimostrato sul campo, giorno dopo giorno, in una situazione drammatica, di saper fare il suo lavoro meglio e più seriamente di tanti suoi illustri e più noti colleghi. Per primo ha snobbato microfoni e riflettori decretando: «Qui non ci sarà il solito show». Ha obbligato i mezzi televisivi a mantenersi a debita distanza dalla villetta dei Gambirasio, ha piazzato una pattuglia di vigili, giorno e notte, per sbarrare l'ingresso in via Rampinelli. E, da ieri, ha addirittura deciso di impedire anche l'accesso a piedi a chi non è ovviamente residente in quello scampolo di case. Il ritratto di Diego Locatelli si può ben abbozzare dalle (poche) frasi che ha centellinato ai cronisti. Anzi, che spesso ha girato ai suoi collaboratori perché, a loro volta, le distillassero, con medesima parsimonia. Così ecco che qualche giorno fa è toccato all'assessore, Marco Mozzanti chiedere, a nome del sindaco «il massimo rispetto nei confronti della città, dei luoghi pubblici, delle scuole». Poi, appena qualcuno ha osato criticare in tv o sui giornali l'atteggiamento della sua Brembate ha distribuito un comunicato stampa che si può riassumere così: «Spiacente ma avete scambiato per omertà, il riserbo e il rispetto, invece tutto il paese sta condividendo le ansie e le paure della famiglia Gambirasio e cerca, anche con piccoli, ma significativi segni di essere vicino ai familiari e ai parenti».

E avant'ieri, ancora per difendere la sua Brembate, la sua unica entrata a gamba tesa appena sono comparsi i primi cartelli contro gli immigrati: «Noi non siamo razzisti sono sicuro che la comunità saprà reagire con calma e razionalità, qui non ci sarà nessuna caccia all'uomo».
GVil

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