Quell’incontro tra Draghi e i banchieri

Vertice nei giorni scorsi tra il Governatore e alcuni esponenti del mondo creditizio

da Milano

Con la testa, e la penna, sulle Considerazioni finali del 31 maggio prossimo, il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi ha ufficialmente cancellato il tradizionale colloquio primaverile con i leader delle grandi banche italiane. Ma in realtà l'incontro, ancorché più ristretto, c'è stato. Secondo quanto risulta al Giornale, il 3 maggio Draghi, prima di pranzare con Cesare Geronzi e Giovanni Bazoli (e discutere sull'ipotesi di matrimonio tra Capitalia e Banca Intesa), ha incontrato alcuni top banker. Come di consueto i banchieri approfittano dei tradizionali faccia a faccia con l'organo di vigilanza per fare alcune richieste oltre che per discutere sui principali temi che interessano il settore creditizio e sulla congiuntura nazionale e internazionale.
In quella circostanza, i leader degli istituti di credito hanno portato all'attenzione del primo inquilino di Palazzo Koch un paio di questioni che stanno diventando sempre più spinose per gli operatori bancari: covered bond – per i quali è atteso un regolamento proprio di Bankitalia - e rapporti banca-impresa, con alcuni, necessari chiarimenti alla luce delle novità introdotte dalla legge sul risparmio approvata alla fine dello scorso anno per costringere Antonio Fazio a dimettersi.
Sui covered bond, dalle banche sono già state manifestate perplessità sulla bozza di regolamento di Via Nazionale. In particolare, gli esperti delle banche hanno già reso noti, nelle scorse settimane, alcuni timori sui limiti prudenziali. Una simulazione contenuta in un rapporto consegnato al governatore calcola che la più grande banca universale italiana potrebbe fare un programma di emissione dei covered bond fino a soli 8 miliardi di euro. Con ciò creando una sperequazione rispetto alla Cassa depositi e prestiti. E i banchieri non ci stanno.
Quanto ai rapporti banca-impresa, a Draghi è stato chiesto di fare chiarezza sull'articolo 136 del testo unico bancario, cioè la norma che regola i cosiddetti conflitti di interesse. All'apparenza, infatti, l'attuale interpretazione rischierebbe di mettere i bastoni fra le ruote ai finanziamenti degli istituti alle industrie che hanno manager in comune. In Via Nazionale, comunque, continua a essere alta l'attenzione per il cosiddetto risiko bancario. E la lettura delle sue prime considerazioni finali sarà un momento molto importante per lanciare nuove, precise indicazioni.

Di sicuro per rinnovare il suo invito alle aggregazioni e a evitare atteggiamenti protezionistici. Frattanto, negli uffici della Banca d'Italia gli economisti lavorano ormai assiduamente per preparare l'assemblea e la relazione annuale.

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