Quell’inedito di Bettinelli uscito da un baule

«Come l’ho avuta? Nella maniera più bizzarra - racconta divertita -. Stavo facendo il trasloco per tornare nella mia Brescia. Sa com’è, in quei momenti. Un baule qui, una valigia là, confusione. Una cassa cade e il contenuto si rovescia. Tra i fogli sul pavimento ecco spuntare una partitura che non avevo mai visto...». Storia di un inedito, storia di un ritrovamento. Altro minuscolo tassello per cercare di riempire il fittissimo mosaico musicale. Silvia Bianchera Bettinelli, docente, cantante e compositrice, è emozionata. Parla di quelle pagine come di un tesoro. E in effetti... Si tratta di un «adagio» scritto dallo scomparso compositore e didatta milanese Bruno Bettinelli (1913-2004), suo marito. Un lavoro mai eseguito per violino e pianoforte, databile 1933. Con altri brani dell’autore verrà proposto in prima assoluta proprio oggi, nel primo giorno del «Festival 5 giornate», fino al 22, dedicato alle musiche contemporanee e sperimentali (ore 15.30, sala Puccini del Conservatorio, prevista anche un incontro sulla figura del maestro).
«Cercando tra i ricordi - riferisce la compositrice che molto si dedica a musicare testi del 1200/1300 che raccontano di natura, fanciulle ed eroismi - ho scoperto altre due versioni di quella creazione: una per violino e quartetto, l’altra per violino e orchestra»; (entrambi delle Meditazioni, ricordate l’opera Thais?, forma che si usava nel secolo scorso). «Genere di brano sognante legato al racconto intimo, non di carattere religioso». Una presa di coscienza dell’uomo. Lo stile, sebbene giovanile, è forte e chiaro, come in altri lavori scoperti. Per esempio Introduzione e Corale, da eseguire all’organo nelle funzioni. Silvia: «Mio marito è sempre stato solitario, lontano dalle avanguardie tipo Darmstadt e dai linguaggi dodecafonico e seriale». Nel suo scrivere in maniera assai personale, preferiva l’uso di ogni nota sempre e comunque, una sorta di «totalità cromatica», un’atonalità non per forza incasellabile in una scuola; e tra i compositori a cui si sentiva in sintonia con Goffredo Petrassi e Alban Berg. «Era ed è assai noto - conclude - oltre che per le sue musiche, molto per i suoi prestigiosi allievi». I direttori d’orchestra Riccardo Muti e Claudio Abbado, il pianista Maurizio Pollini, il compositore Azio Corghi...
Montanelliano doc, con una storia molto legata alla sua città, docente per 30 anni al «Verdi», Bettinelli colpiva subito «per la signorilità - ricorda Bruno Zanolini, 65 anni, suo ex allievo, attuale direttore del Conservatorio -. Ebbe anche un periodo non facile, negli anni ’70».

La contestazione, seppur in maniera marginale, si fece sentire pure nell’Istituto: vennero messi in discussione i parametri dell’organizzazione e dell’espressione artistica. «Lui, che musicalmente ha percorso tutto il secondo Novecento - conclude Zanolini - a torto venne additato tra quelli che scrivevano ancorati al passato». Ma questo, ovviamente, lo si è capito molto più tardi.

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