Quella banca così corteggiata

Tre istituti del Nord - Bpm, Popolare Vicenza e Carige - strizzano l’occhio a un piccolo istituto radicato nel centro Italia: Banca Monte Parma, sessantasette filiali in tutto dislocate tra Parma (e provincia), Piacenza (e provincia) e Reggio Emilia (e provincia). Una preda di dimensioni modeste ma funzionale per presidiare una delle aree più laboriose d’Italia. Soprattutto se, dopo che Bankitalia ha invitato Monte Parma trovare una soluzione per rafforzare il patrimonio, il vincitore riuscirà a chiudere l’affare a buon mercato. La via di uscita per Monte Parma dovrebbe essere legarsi a un socio industriale forte, ma il brulicare di interesse attorno al gruppo, sembra aver convinto il presidente Carlo Salvatori a tenere duro nella trattativa: oggi il pacchetto di maggioranza è della Fondazione Monte di Parma (67,7%). Già prima della crisi, le banche popolari e le casse di risparmio concepivano quasi unicamente «operazioni amichevoli».

Ma a quanto pare questa volta a Milano, Vicenza e Genova non resta che chiedere l’intercessione del Beato Bernardino da Feltre, il frate francescano che nell’anno 1.488 ha fondato il Monte Parma (Mons Pietatis Almae Civitatis Parmae). Con un obiettivo ancora oggi attualissimo: combattere l’usura.

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