Vicenza «La casa di Montecarlo è di un mio cliente». Urca, questo è uno scoop. L’avvocato Renato Ellero lo regala ieri mattina al blog vicentino sostenitore dei «No Dal Molin», lasberla.net, che a sua volta lo gira al circuito Cnr e, con la velocità supersonica della rete, si ritrova in pochi minuti in cima ai siti del Corriere della Sera e di Repubblica. Proprio nella mattina in cui tutti sono in trepida attesa per sentire la verità di Fini.
La rivelazione a orologeria del legale vicentino sconvolge l’agenda politica, improvvisamente spostata sull’asse Vicenza-Saint Lucia. Dunque siamo alla svolta. Prima, ovvia domanda: se la casa non è di Tulliani allora di chi è? «Questo non lo dirò neanche sotto tortura», risponde Ellero davanti a un delirio di telecamere e taccuini. Un’ebbrezza che non provava dalla metà degli anni ’90, quando venne eletto senatore nelle liste della Lega Nord. Quelli per lui sono stati i tempi d’oro. Professore di diritto all’Università di Padova, Ellero era tra i candidati a diventare sottosegretario alla Giustizia nel governo Berlusconi. Ipotesi poi sfumata. Chissà se fu questo dettaglio a indurlo, un paio di anni dopo, ad abbandonare Bossi per formare, con altri transfughi delusi dal tradimento padano nei confronti di Berlusconi, la Lega italiana federalista, una delle tante meteore della politica italiana.
Tornando al «vero» padrone della casa del Principato, quando sarebbe diventato proprietario? «Io lo so da mercoledì e il mio cliente mi ha chiesto di renderlo pubblico adesso». Per fare un favore a Fini? «No, la politica non c’entra, lo ribadisco. Ho conosciuto e stimato Fini durante il mio mandato parlamentare, ma né lui né Tulliani sono miei clienti. Il vero proprietario della società off-shore si è rivolto a me perché non ha gradito quello che ha fatto il ministro di Saint Lucia. Le autorità dell’isola dovrebbero garantire la riservatezza di chi va a investire laggiù e invece questa uscita è parsa sgraziata, oltre che sbagliata. Ecco perché mi ha chiesto di rendere noti questi dettagli».
Non si capisce bene perché uno che va a costituire una società lontana da occhi indiscreti, e agenti tributari esosi, si lamenti del fatto che non esca il proprio nome. O meglio, non vuole che esca il proprio nome, ma nemmeno quello di Tulliani. Un po’ contorto come ragionamento, ci vorrebbero davvero nome e documenti per tagliare la testa al toro e salvare quella di Fini-Tulliani. «Io i documenti li ho visti - assicura Ellero - e ribadisco che, almeno fino a ieri sera (venerdì, ndr), la società di Saint Lucia era del mio cliente. Poi, si sa, parliamo di documenti al portatore, la proprietà può passare di mano in cinque minuti».
Ricapitolando: l’avvocato vicentino sa chi è il titolare della società, non sa da quando, non esclude che possa averla rilevata una settimana, un mese, un anno, dieci anni fa e non ha alcuna intenzione di rivelare il nome del fortunato. «Posso solo dire - concede - che si tratta di un sessantenne italiano, residente in uno stato confinante con l’Italia e molto facoltoso, al punto da potersi permettere, sulla base della valutazioni dell’appartamento che ha fatto il Giornale, di acquistare l’intero palazzo».
Chiaro, no? Non chiarissimo, ecco. Ellero è un avvocato esperto, a Vicenza lo conoscono bene per essersi occupato di casi che hanno fatto epoca, come quello della professoressa Dolcetta Longo e quello del veggente di Poleo Renato Baron. Uno dei più quotati del foro, diciamo, e per questo è il primo a rendersi conto che la versione è fragilina. Possibile che questa uscita non c’entri con la politica e dipenda solo dall’imperscrutabile desiderio di vendetta di un anonimo facoltoso investitore nei confronti del ministro di Santa Lucia? «Il mio cliente è cosciente dei casini che ci sono sotto questa storia, ma a lui non interessano». Forse a Ellero interessano un po’ di più. Sempre sul sito lasberla.net sono postati video di alcuni mesi fa in cui l’avvocato vicentino si esprimeva in termini non propriamente lusinghieri nei confronti di quel Berlusconi che nel ’95 voleva salvare dalla sfiducia di Bossi. «Berlusconi è un uomo d’affari: è di quelli che si chiamano squali, lui divora tutto quello che trova. Che sia il potere politico fine a se stesso o a fine economico, lui divora», diceva a proposito della sentenza sul caso Mills.
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