(...) sornionamente guidata da Malesani, sta viaggiando ottimisticamente al 7° - o pessimisticamente al 10° - vantando il prezioso bonus di due partite da recuperare. Due recuperi (con l'Inter a Marassi e il Napoli al San Paolo) che peraltro non promettono ciccia in quantità, ma io guardo più in là: se Preziosi a gennaio riuscisse a ottenere dalla Roma il prestito di Borriello (che ha bisogno di giocare), l'organico rossoblu diventerebbe d'acchito da autentico 6°/7° posto. Perché allora Borriello «soltanto» in prestito? Perché per il Grifone il costo del cartellino e soprattutto dell'ingaggio del bomber dei sogni sono fuori portata, e per il prossimo campionato Preziosi farà comunque bene a puntare decisamente sui rientri degli emergenti Destro o Boakye a casa madre.
È questo insomma, per Malesani e discepoli, un intrigante momento di assestamento: con valori di garanzia (Frey, Mesto, Dainelli, Kaladze, Moretti, Rossi, Veloso, Palacio), valori in crescita (Granqvist, Jorquera, Merkel, Jankovic), valori in calo (Antonelli, Kucka, Caracciolo, Pratto) e valori da decifrare (Bovo, Constant, Seymour, Birsa). Buon lavoro a pance in dentro e petti in fuori, a cominciare dalla trasferta di Cesena.
Sull'altro fronte, a quattro giorni dall'avvento di Iachini in panchina c'è chi, consolandosi, ha visto una «buona» - per taluni addirittura «eccellente» - Sampdoria «almeno» nel primo tempo di Bari. E allora vi dico che io ho visto invece una squadra che ha chiuso quel primo tempo in vantaggio - per colpo di testa di un difensore, Volta, in seguito a calcio d'angolo - solo perché i modesti giocatori del Bari, giunti con allarmante facilità una decina di volte sul fondo area blucerchiato, non hanno saputo concludere: pasticciando o addirittura rinunciando a battere centralmente in porta, dove il grande Romero è stato costretto a prodursi, tra molta «routine», in un'unica autentica prodezza. E soprattutto ho visto per l'intera ripresa una Sampdoria progressivamente in umiliante balìa del Bari. Il tutto, sia ben chiaro, non mettendo minimamente in discussione i quattro giorni di lavoro di Iachini subentrato ad Atzori con almeno quattro partite di ritardo (il vaso era obiettivamente colmo). Il lavoro di Iachini andrà lealmente giudicato soltanto fra cinque partite.
Io dico che è giunto il momento in cui le potenti e benemerite famiglie Garrone e Mondini lucidamente si chiedano, in ordine alla loro presenza nel mondo del calcio: «Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?». Io mi rifiuto di credere che capitani d'industria di quella levatura non siano stufi di sottoporsi a un reiterato spreco di denaro (sia pure in quantità risibile in rapporto alle loro sostanze) condito, anziché da gioiosi consensi, da ingiurie e fischi corali. Mi rifiuto di credere che non vogliano orgogliosamente riguadagnarsi il favore popolare dilapidato con l'allucinante retrocessione.
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