Ahi, ahi, ahi, questa volta il Teatro della Gioventù non ha fatto centro. A tradirlo senz'altro il suo ultimo spettacolo Generali a merenda per la regia di Luca Avagliano. E se per le altre rappresentazioni Massimiliano Chiesa ha vantato numero di spettatori altissimo, non è presagibile lo stesso per quanto riguarda questa messa in scena che già alla prima di sabato scorso lasciava la platea vuota per un terzo.
Ma veniamo allo spettacolo. Il testo di Boris Vian, scritto nel 1951 a pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale è il fresco ricordo di quanto vissuto. L'eclettico poeta, jazzista e ingegnere francese lo restituisce con una commedia a tratti grottesca, ridicolizzante e che ha dell'assurdo. I personaggi di potere sono ritratti come bambinoni ebeti che danno più importanza ai loro pasticcini che alla Guerra e a quello che comporta, succubi della Mamma e del concetto dell'«Obbedisco, Sissignore» privato di qualsiasi senso critico. Troppa superficialità nella valutazione delle ragioni della guerra in cui il legame a questioni puramente economiche viene affrontato con leggerezza e poca conoscenza storica, così come con altrettanta leggerezza vengono presentati i personaggi all'interno di una messa in scena che racconta il «teatrino» della guerra in cui si gioca al potere giocando per l'appunto al teatro.
Ma se il testo di Vian lascia a desiderare, lo stesso vale per la regia di Luca Avagliano, indubbiamente migliore come attore all'interno della sua messa in scena in cui mancano gli ingredienti per la riuscita di una buona regia: connubio tra tecnica e genialità.
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