C hi vince gode raramente di simpatie diffuse; chi stravince, come sta facendo l’Inter in questo campionato, finisce col risultare antipatico a tutti, tranne che ai veri amici e a qualche parente (in questo caso ai tifosi). Se n’è avuta la riprova ieri quando dopo il netto successo nerazzurro e il secondo pareggio consecutivo della Roma si sono scatenati gli opinionisti telesportivi. C’è chi ha cominciato a fare l’elenco dei favori che la squadra di Moratti («la vera cupola», come recentemente dichiarato da Moggi) avrebbe fin qui ricevuto, tacendo ovviamente degli omaggi fatti alla Roma e a Totti. C’è chi ha fatto la lista della spesa con tutti i giocatori espulsi e ammoniti prima di affrontare gli uomini di Mancini e quindi costretti a saltare la sfida coi nerazzurri.
E fra questi è stato inserito anche Totti che, se la giustizia sportiva non è diventata materia opinabile, dovrebbe saltare Inter-Roma in programma fra due giornate. Ora Totti non è nuovo a episodi come quello che ieri lo hanno portato anzitempo negli spogliatoi: ogni tanto in campo ha di questi black out. È un peccato per lui, per la Roma, per la nazionale (l’azzurro non gli evita queste crisi), per il calcio italiano. Ma dire che la sua reazione non meritava il cartellino rosso, buttare dagli schermi tv in milioni di case il sospetto che Totti sia stato espulso per fare un piacere all’Inter ci sembra sgradevole e scorretto. È vero che tali timori e presentimenti qualcuno (pochi, pochissimi) li tirava fuori anche quando vinceva la Juventus. Che però, poi, è stata smascherata non dal pissi pissi bao bao televisivo ma da un’inchiesta federale.
Se qualcuno è a conoscenza di episodi di corruzione o di richieste di favoritismi da parte dell’Inter e di Moratti lo dica chiaramente, faccia aprire un’inchiesta. Il calcio e i tifosi italiani gli saranno riconoscenti. Altrimenti lasci queste illazioni ai clienti del bar sport. Lì si può dire di tutto e di più. In televisione, forse, sarebbe necessaria un po’ più di cautela.
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