Ce la faranno i nostri eroi? A salvare i libri, gli scrittori, la cultura, dagli artigli dei Grandi Editori, dalla filiera della Grande Distribuzione, insomma dalle spire del Capitalismo e dalla «democrazia totalitaria» nella quale viviamo? Intanto i nostri eroi cominciano col documentario nel cinema dessai. Lunedì sera allAzzurro Scipioni, sala che ogni cinefilo romano ama, cè stata la presentazione di Senza Scrittori, documentario del critico Andrea Cortellessa con la regia di Luca Archibugi. Buon parterre nonostante il caldo: Stefania Melandri vestita di bianco, padre e figlio Pedullà Walter e Gabriele, Walter Siti, Franco Cordelli e tanti altri. Senza scrittori è un titolo arbasiniano, e la presentazione del documentario spiega che «il libro è divenuto il feticcio della nostra società del narcisismo», che leditoria di massa è una «industria della vanità», che i meccanismi delle classifiche sono «numerolatrici», che i «malcapitati lettori sono spinti al consumo più immediato e irriflesso». A decostruire, demistificare, la spirale perversa del mercato librario ci si mette un Andrea Cortellessa di rosso vestito, una specie «di grillo parlante curioso e molesto», insomma una specie di Michael Moore in versione italica, che intervista una serie di scrittori e protagonisti dellindustria libraria, grande o piccola: da Antonio Franchini, direttore della narrativa Mondadori a Giulio Mozzi, da Stefano Mauri (MauriSpagnol) a Carla Bernini e Luca Nicolini del festival delle letteratura di Mantova. Come abbiamo fatto notare ieri ci sarebbe qualcosa da dire sullo status del grillo parlante in questione. Cortellessa, puntualizziamo, pubblica con Bruno Mondadori, Einaudi, Fazi, Le Lettere, Aragno, Chiarelettere; collabora con Adelphi, Bompiani, Garzanti, Mondadori; scrive su Stampa, Poesia, Lindice dei libri del mese. In breve più che un grillo parlante sembra un bellingranaggione del perverso meccanismo.
Il documentario si apre con una bandiera rossa di latta e subito dopo cè la premiazione dello Strega 2009, durante la quale Antonio Scurati precisa che ne uscirà distrutto, anche personalmente. E già si capisce un piccolo segreto per chi voglia stare dentro ma anche fuori dal meccanismo perverso: un po di aria da genio gemebondo, della serie non vorrei esserci ma ci sono, e si risolvono tanti guai relativi al vassoio in cui si pilucca. Cè anche un aneddoto su Pasolini e Fenoglio, raccontato da Gabriele Pedullà. Fenoglio non volle ritirarsi dallo Strega pur appartenendo alla stessa casa editrice di Pasolini e il poeta gliela giurò, al punto di scrivere su di lui una stroncatura post mortem.
I capitoli del documentario, che non è breve né particolarmente brillante (al punto che uno degli intervenuti commenta: «Ho concesso settanta minuti di cortesia») raccontano il mondo degli autori, quello degli editori, la distribuzione. Cè un capitolo sulla questione delle librerie di catena, che insidiano lesistenza delle piccole librerie, usufruendo di sconti consistenti sui titoli di grande vendita. Cè lintervista ad Antonio Franchini, in cui il capo della narrativa Mondadori viene simpaticamente processato anche con le musiche che mettono in evidenza ogni minimo imbarazzo, potenza della postproduzione. Cè qualche divertente attacco a Margaret Mazzantini, che è un po come sparare sulla croce rossa. Ma a parte qualche merito che andrebbe riconosciuto ai grandi editori, come per esempio aver reso accessibile tutto un mondo di scrittori che fino a pochi anni fa non sarebbero mai arrivati al mercato, per motivi di conto economico ma anche di veti ideologici, cè anche il momento in cui lasino, o meglio il grillo, cade rovinosamente.
Ed è appunto la pars construens. Perché siamo daccordo tutti: il fatto che libri commerciali e libri «di ricerca» vengano messi sullo stesso scaffale ha delle controindicazioni. E chi mai vorrebbe vedere chiusa la storica libreria Tombolini di Roma? Però quando Cortellessa dice che a fare da contrappeso al mercato una volta cerano i critici e oggi i critici contano poco o niente, o quando scrive che il meccanismo perverso può essere demistificato da soggetti «diversamente responsabili» (sic!) ci viene un sospetto. Che il grillo in questione, tuttaltro che irresponsabile rispetto alla filiera di cui fa parte, stia rivendicando un po di potere in più. E in modo anacronistico. Se quaranta o cinquantanni fa i filoni della critica erano più o meno due: quello crociano e quello gramsciano, e il lettore poteva orientarsi, fidarsi di uno come Bo o Pampaloni o Montale adesso che si fa? Ora che gli indirizzi della critica sono centinaia, al punto che ogni critico ha il suo, chi riattacca i cocci del senso comune tra scrittori, critici, lettori, a parte il mercato? E infatti Cortellessa parla molto delle «falle» ma suggerisce pochi, anzi se ben ricordiamo nessuno, libri di «vera» letteratura italiana di oggi. Lunico aspetto propositivo riguarda Topolò. Trattasi di un comune al confine con la Slovenia di una sessantina di anime, dove ogni anno si svolge un festival «in piccolo» in cui i vari autori non vengono ospitati in alberghi ma nelle case rimaste vuote, e in cui cè, a quanto pare, una felice commistione tra scrittori, pubblico, popolazione. Bello, niente da dire.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.