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Quell'indipendenza che non tutti riconoscono

Quando quest'estate, nelle strade di alcune città kosovare sono apparse le barricate e le notizie di tensioni tra minoranza serba e maggioranza albanese si sono fatte più numerose, il Kosovo sembrava destinato a piombare di nuovo nel caos

Quell'indipendenza che non tutti riconoscono

Quando quest'estate, nelle strade di alcune città kosovare sono apparse le barricate e le notizie di tensioni tra minoranza serba e maggioranza albanese si sono fatte più numerose, il Kosovo sembrava destinato a piombare di nuovo nel caos. Poi, sotto l'occhio della Nato e con l'intervento della comunità internazionale, è tornata la calma. La questione delle targhe automobilistiche kosovare, che Pristina ha voluto imporre a chi utilizza quelle serbe, scatenando l'ira della minoranza del nord, nonostante i timori, non ha provocato violenze paragonabili a quelle del passato. Eppure, per alcune settimane, il Paese ha vissuto nell'incubo di vedere infranto il suo delicato equilibrio.

La situazione da un lato eredita le ferite profonde delle guerre balcaniche e, dall'altro, esprime le nuove tensioni tra Occidente e Russia. Per comprenderla, bisogna tornare alla fine degli Anni Novanta, quando tra il 1998 e il 1999 l'esercito jugoslavo, dominato dalla Serbia, combatté una feroce guerra contro i ribelli kosovari albanesi guidati dallo Uçk. Il conflitto, come ogni guerra etnica, si trasformò presto in una tragedia umanitaria, interrotta solo grazie all'intervento della Nato. Prima con i raid contro le forze serbe e poi con l'arrivo delle truppe inquadrate nella Forza per il mantenimento della pace del Kosovo.

La svolta, per quella che era ancora una «provincia ribelle», è arrivata nel 2008, quando Pristina dichiarò l'indipendenza dall'ingombrante vicino del Nord. Una decisione che però non ha ricevuto un riconoscimento unanime da parte della comunità internazionale. Oltre alla Serbia, non riconoscono l'indipendenza del Kosovo la Cina, la Russia e anche alcuni membri dell'Unione Europea. Un problema di non poco conto per la vita del Paese.

Nonostante l'eventualità di una nuova guerra con la Serbia appaia remota, la tensione tra le due comunità (e tra Belgrado e Pristina) resta latente, specialmente per le fazioni più estremiste. E la crisi geopolitica scaturita con la guerra in Ucraina rappresenta un potenziale innesco per ulteriori avvitamenti. Il Kosovo è spesso citato da Mosca come simbolo (in negativo) dell'attività e degli interventi della Nato in Europa.

E mentre l'Occidente difende gli sforzi compiuti in questi anni, questo Stato nel cuore dei Balcani sembra vivere in un perenne limbo, in attesa di trovare una piena definizione.

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