«Quest’auto una delusione, ma ce la giochiamo»

Parla prima delle qualifiche. Parla sapendo che c’è poco da sperare e molto poco per gioire. Luca di Montezemolo ha scelto Monza per tornare in un paddock dopo l’incubo di Abu Dhabi, mondiale in pugno e mondiale perso, l’ha scelta ben sapendo che sarebbero arrivate le domande sulla sua discesa in politica e ben sapendo che le avrebbe evitate, concedendo al massimo «non parliamo di cose che non ci sono» e «come cittadino non mi piace vedere il mio Paese con questa immagine internazionale e questa situazione economica».
Ad accogliere il presidente della Ferrari una Monza sotto tono, una Monza sempre di rosso vestita ma di un rosso livido per le sberle inaspettate prese negli ultimi tempi e per i molti, troppi rimpianti legati a una stagione storta fin dall’inizio. Montezemolo lo avverte, lo sente e per questo va subito a salutare i tifosi in tribuna, come a sottolineare sono uno di voi, soffro come voi, forza che ce la facciamo. Non si nasconde. Dice: «L’auto 2011 è stata una delusione. Questo è. Punto. Quanto al 2012, chiedo ai miei metodo e impegno, la Ferrari sa sempre reagire». Però, fa capire, abbiamo anche avuto una discreta dose di sfortuna. E il pensiero va alla safety car dell’ultimo gp, a quella di Montecarlo, al gp del Canada, tutte situazioni da cui il Cavallino avrebbe potuto uscire correndo e non zoppicando. Ma tant’è. «Così non è stato».
Gli inglesi un po’ tronfi e un po’ fieri dei loro team gli domandano se non voglia a Maranello mago Adrian Newey, il papà delle imbattibili Red Bull, e lui risponde sincero che «of course yes», «certo che siamo interessati, ma nel senso che da venti anni siamo sempre interessati ad avere con noi il meglio dei tecnici e dei piloti… però, con tutto il rispetto per Newey, conosco i miei uomini e siamo in grado di avere un’auto vincente per il 2012… E poi non sottovalutate quanti mondiali, dal 2000 ad oggi, ha vinto la Ferrari». Davanti alle truppe anglosassoni difende una volta di più l’operato di Stefano Domenicali, ricordando saggiamente la bontà del lavoro del manager italiano, visto che «nel 2007 ha vinto il titolo con Raikkonen e nel 2008 e 2010 i mondiali sono sfuggiti solo per un soffio» è il senso delle sue parole. E infatti, davanti alla stampa nazionale, confermerà che nel 2012 i ruoli chiave di manager e tecnici non cambieranno.
Quindi un sorriso pensando all’unica gioia sportiva dell’anno in corso, «la vittoria a Silverstone nel giorno dei 60 anni dal primo trionfo della Rossa in F1». C’è tempo anche per sgranare gli occhi quando gli spagnoli domandano come abbia convinto quel vincente di Alonso a restare in Ferrari altri anni, «è lui che ha convinto me…» ribatte. Seguono i complimenti alla Pirelli «ha fatto un eccellente lavoro» e un invito perché l’anno prossimo ci sia qualche sosta in meno «per rendere le gare più comprensibili ai tifosi».

Infine un suggerimento alla Federazione: «In pista il divario fra grandi e piccoli team è troppo: ritengo che resti ottima l’idea di una terza auto (fornita dalle grandi squadre alle piccole): darebbe ossigeno ai team privati, offrirebbe l’opportunità di provare giovani piloti e attirerebbe nuovi sponsor».
Tutto questo prima delle qualifiche. Dopo, solo una frase: «Contento del quarto posto? Contento non è la parola giusta… ma viste le nostre condizioni va bene. Chissà, forse ce la giochiamo».
BCLuc

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