Stile

Questa città è una vacanza

di Serena Coppetti

C'è il marito con la moglie in vacanza. Il più classico dei classici. Un personaggio da film, se non fosse che raramente avrà come vicina di casa un «dettaglio» tutt'altro che insignificante della portata di Marylin Monroe... Lo trovi in fila al supermercato, cravatta allentata, un «quattrosalti in padella» quasi sciolto in una mano, nell'altra la camicia appena stirata fresca di lavanderia. Nessun figlio da raccattare in giro e invece un programma meravigliosamente serrato tra calcetto con i colleghi, cena con l'amico che non vedi mai, ciondolamento cittadino senza il pressing della moglie che ti chiede (o non chiede ma tanto è uguale) a che ora torni. Vuoi mettere...

Ci sono le mamme con i bambini al mare dai nonni. Difficilmente le trovi al supermercato perché ne hanno fin sopra i capelli di carrelli strapieni di qualsivoglia cosa. Più facile trovarle in qualche locale, magari anche solo per un aperitivo. Oppure a casa di quella o di quell'altra... Mamme con mamme, sempre a parlare di figli ovviamente, però davanti a un bicchiere di vino e a ore improbabili durante il resto dell'anno. Senza orologio, con immensi buchi di tempo ritrovato di libri e persino qualche mostra. Vuoi mettere...

Ci sono i figli-cresciuti con i genitori in ferie. Ufficialmente sono rimasti in città per studiare, per preparare i test, l'esame, per lavorare o perché non si può mica lasciare il fidanzato/a che deve studiare-preparare-i-test-lavorare eccetera eccetera. Validissimi e serissimi motivi. La vera verità è che per questo scorcio di anno sono padroni finalmente della casa intera. Iniziano col frigo stracolmo dalle cure della mamma, finiscono con bicchieri ammonticchiati nel lavello, piatti incrostati di cene e festini, cumuli di bottiglie da buttare... Sconteranno tutto l'ultimo giorno a colpi di spazzoloni e aspirapolvere prima che mamma e papà facciano ritorno all'ovile. Ma vuoi mettere...

Poi ci sono tutte le sfumature di un'estate cittadina che allenta il ritmo mentre affonda i tacchi nell'asfalto bollente. Ci sono i dipendenti con i capi spiaggiati. E su su, a salire, i capi con i super-capi in barca a vela dove «ahimé purtroppo non sarò raggiungibile». I nonni arzilli con figli e nipoti partiti. «Mi mancherete non sapete quanto...» sorridono girando le spalle dopo aver passato l'anno in andirivieni da scuola per recuperi in orario da ufficio e babysitteraggio a costo zero ma ricco di affetto incondizionato, vizi da tapparsi gli occhi e merende esagerate.

Luglio (un po' meno agosto) in città è la pausa. Pausa dal solito. Tutto continua ma in un altro modo. Le città ormai non si svuotano più come succedeva un tempo. Giusto qualche giorno intorno a Ferragosto. Per il resto negozi aperti, supermercati sempre a disposizione, locali pronti a dare una boccata d'aria alle serate incandescenti. L'estate in città è trovare parcheggio quasi sempre al primo colpo. È traffico zero. È niente code agli uffici pubblici se per accidente ti tocca (e succede sempre...) avere un modulo in carta bollata. È saldi, cioè acquisti praticamente necessari. Tutto un consolarsi per il solo fatto di essere in città, per di più spesso da soli.

Di certo si sta meglio in riva al mare a sorseggiare lo spritz.

Però a voler guardare sempre il bicchiere mezzo pieno, pure il vinello d'estate in città sa un po' vacanza.

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