«È questa la Milano sicura lasciata da Ferrante?»

C’è un’eredità di troppo per i milanesi: è quella lasciata dietro di sé dall’ex inquilino della Prefettura. Letizia Moratti non ha dubbi: «L’illegalità tollerata dall’ex prefetto ha messo in pericolo tutti». Annotazione che il candidato sindaco del centrodestra fa seguire da un interrogativo, «è questa la Milano sicura del dottor Bruno Ferrante?». Risposta affermativa rileggendo le cronache politiche degli ultimi tre anni, contrassegnate dai mancati sgomberi nonostante le richieste arrivate sul tavolo dell’ex prefetto e firmate non solo dall’assessorato alla Sicurezza di Palazzo Marino ma anche dalle Asl e dai comitati di quartiere.
Responsabilità che l’aspirante sindaco dell’Unione porta con sé, ricorda Letizia Moratti: «La crescita di quel campo rom di via Triboniano, che dal 2001 ha visto un primo insediamento di trecento nomadi, è proseguita negli anni con altri arrivi di irregolari. L’assessorato alla Sicurezza ha chiesto più volte a Ferrante di allontanare tutti gli abusivi e permettere al Comune di iniziare i lavori per la sistemazione del campo, per la quale la giunta comunale aveva giù stanziato un milione di euro. Da allora cittadini e Comune hanno continuato a chiedere lo sgombero del campo, senza che il dottor Ferrante prendesse una decisione». Fotografia della realtà che viene bollata come «speculazione elettorale» dall’ex rappresentante dello Stato che, adesso, arriva persino a sostenere come «l’incendio insegna che bisogna coniugare legalità e solidarietà» ovvero «lo sgombero di un campo può essere fatto quando si è data adeguata risposta all’esigenza umanitaria di accoglienza idonea a bambini, donne e uomini regolarmente presenti sul nostro territorio».
Affermazioni di un aspirante sindaco che dovrebbe «farsi un serio esame di coscienza» dopo «una tragedia annunciata», commenta Letizia Moratti, che «ha mandato in fumo tutti i tavoli di mediazione» da lui, ex prefetto, messi in piedi e che arriva, tra l’altro, alla vigilia dello sgombero della parte abusiva di via Triboniano previsto per il 15 marzo. Decisione, quest’ultima, «per arrivare alla normalizzazione dell’insediamento di via Triboniano, come richiedono da anni i cittadini residenti nelle zone circostanti» ricorda Guido Manca in una lettera indirizzata al prefetto. Missiva seguita da incontri per approfondire la questione e da sopralluoghi che, in data 7 marzo, l’Asl così sintetizza: «All’interno dei campi di via Triboniano e nelle zone limitrofe esistono tutte le condizioni che determinano il diffondersi di epidemie, non più accettabili per la popolazione nomade e per la cittadinanza».
Come dire: occorre «trovare soluzioni per evitare che le condizioni igenico-sanitarie inneschino una catena di danni irreparabili a carico delle persone e dell’ambiente».

«Soluzioni» tradotte in uno sgombero, dopo tre anni di inutili richieste: mille e passa giorni che hanno aggravato la situazione, «mentre il Comune ha continuato ad assumersi le sue responsabilità, iniziando i lavori per quel campo destinati ai rom regolari» commenta Guido Manca. Impegno, aggiunge l’assessore alla Sicurezza, che il «Comune prosegue per sbarazzarci da quell’eredità donata a Milano dall’ex prefetto».

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