«Questa è la prova che la manovra è una stangata inutile»

Vegas, ex viceministro dell’Economia: «Bastava una Finanziaria da dieci miliardi. Così da poter utilizzare il surplus fiscale in un altro modo»

da Roma

La flessione record del fabbisogno del settore statale nel 2006 a 35,2 miliardi di euro è una conferma della tesi che il saldo della Finanziaria 2007 poteva essere contenuto intorno ai 10 miliardi anziché nella stangata da oltre 35 miliardi che il governo Prodi ha varato. Ne è convinto Giuseppe Vegas, senatore di Forza Italia, componente della commissione Bilancio di Palazzo Madama e già viceministro dell’Economia. Ma, soprattutto, si tratta di una conferma della validità della politica fiscale propugnata dal precedente esecutivo di centrodestra che abbassando le aliquote ha favorito un aumento delle entrate fiscali.
Senatore Vegas, a che cosa si deve questo risultato?
«L’abbassamento delle aliquote e il conseguente allargamento della base imponibile sono stati fondamentali. Credo meno all’ipotesi del viceministro Visco del rigore fiscale perché il contribuente non si decide a pagare solo mostrandogli la faccia cattiva. C’è da dire poi che sono andate bene le spese: il controllo degli enti decentrati dovrebbe aver funzionato. Ora la nostra preoccupazione è per il 2007».
Perché?
«Perché ci sono segnali negativi. L’aumento dell’Irpef per i redditi lordi superiori a 35mila euro, le rivalutazioni degli estimi catastali e le altre imposte locali come la Tarsu porteranno a una diminuzione del potere d’acquisto. È chiaro quindi che diminuirà l’attività imprenditoriale, mentre sarà difficile mantenere questi livelli sul fronte della spesa giacché si sono allargati i cordoni della borsa con gli enti locali passando dal sistema dai tetti di spesa a quello dei saldi».
Il ministro Padoa-Schioppa ha sottolineato che «non bisogna allentare lo sforzo di risanamento», mentre il Tesoro ha fatto presente che il governo ha attuato da giugno «un rigoroso controllo della spesa operativa».
«Qualche azione dissuasiva dell’evasione potrà esser stata pure intrapresa ma non è tale da cambiare il trend dell’autotassazione che deriva dalla legislazione fiscale dell’anno scorso».
Quindi possiamo riparlare della manovra.
«Si poteva fare una Finanziaria di minore importo e utilizzare altrimenti il surplus delle entrate fiscali. Ma il centrosinistra doveva partire necessariamente dall’assunto che si trovavano davanti al disastro. E poi con una Finanziaria così grossa si potevano mascherare tante spese e poi c’è l’inconfessato desiderio di mettere fieno in cascina perché se le cose vanno male, si possono utilizzare queste maggiori risorse per finanziare le spese del 2008».
Perché non rifacciamo i conti su entrate e risparmi?
«I risparmi non sono veri perché sanità ed enti locali possono compensare i tagli rivalendosi sui cittadini. Se sulla pubblica amministrazione si risparmiano 400 milioni, brindiamo con lo champagne. I 5 miliardi di Tfr non sono un risparmio di spesa ma un minor finanziamento all’Inps. Quindi dai 34-35 miliardi della Finanziaria bisognerebbe togliere 10 miliardi di chiacchiere sui risparmi e rimangono 25 miliardi a cui si dovrebbero aggiunge la metà delle maggiori entrate fiscali che riporterebbero il totale oltre i 35 miliardi iniziali. Quindi la manovra poteva tranquillamente essere compresa tra i 10 e i 13 miliardi. E questo è realismo e non propaganda».
Ma le maggiori entrate prima o poi dovrebbero essere restituite, almeno così dicono.
«È una clausola di stile che viene inserita dal 1995 in tutte le Finanziarie. L’avevamo inventata noi e il centrosinistra se n’è accorto con 11 anni di ritardo. L’abbiamo votata perché è un’indicazione di principio».
A proposito, si è molto parlato di riforma della sessione di bilancio.
«Lacrime di coccodrillo. Dubito che il governo sia interessato a privarsi di uno strumento come il maxiemendamento per modificare la Finanziaria. Comunque cosi com’è non ha più senso. Servirebbe una legge di stabilità per collegarci al Patto di stabilità e poi un consolidato di gruppo come fanno le grandi aziende».
Che cosa farà l’opposizione ora?
«Non bisogna fare nessuno sconto e bisogna spingere per tornare indietro verso la diminuzione della pressione fiscale in modo da rendere l’Italia più attraente per gli investimenti.

E poi bisogna liberalizzare i servizi pubblici essenziali e non buttare via il lavoro buono che è stato fatto come con la riforma delle pensioni».
Un altro argomento attuale.
«Il governo cerca un orientamento nella confusione più totale: non ha senso togliere lo “scalone” senza meccanismi di incentivi e disincentivi».

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