Ma con queste leggi Eluana sarebbe viva

Dopo l’esecuzione della sentenza, si sono nascosti tra la folla che urlava anatemi contro un esecutivo oscurantista che si ostinava a voler mantenere in vita una donna in agonia infinita. Hanno accolto il suo ultimo respiro come una liberazione, l’emolliente seppur dolorosa conclusione di una battaglia giusta. Peccato che quella battaglia i senatori di Pd e Idv non l’abbiano affatto combattuta. Hanno detto che Eluana doveva morire, che un’esistenza del genere sviliva la sua dignità. Ma quando c’è stato da mettere nero su bianco queste posizioni, tutti si sono richiamati alle «esplicite dichiarazioni» del malato sui trattamenti consentiti o sul nutrimento coatto. Dichiarazioni che Eluana non ha mai espresso.
Già, perché gli stessi che ora sfoggiano un’investitura autoproclamata a crociati delle volontà di lutto della famiglia Englaro, in aula hanno perso il coraggio illuminista di cui si sono fatti portatori a parole. Si sono vestiti da chierichetti e, dietro la tonsura di emendamenti e mozioni soffici e indolori, hanno presentato proposte tanto moderate che - se fossero state accolte - avrebbero comunque mantenuto Eluana in vita.
Al di là dell’astio anti-berlusconiano di ordinanza, l’agire politico dell’opposizione fila nella stessa direzione del governo. Perché quanto proposto da democratici e dipietristi non avrebbe permesso a Eluana di morire. Stanno dicendo sostanzialmente la stessa cosa. E anche loro avrebbero voluto salvarla. Solo che dirsi d’accordo con la maggioranza non si può. Meglio quindi criticare, anche se intimamente la si pensa nello stesso modo. L’apoteosi cinica e calcolatrice del ma-anchismo.
Per capirci: la mozione pd dice «no a qualsiasi forma di eutanasia e no all’abbandono e all’accanimento terapeutico», chiarendo che «è ammessa la sospensione di nutrizione e idratazione se espressamente oggetto di dichiarazione anticipata». Tradotto: non ci si sogni di sospendere l’alimentazione se il malato non l’ha preteso. Eluana mai aveva chiesto di non ricevere sostentamento in caso di perdita di coscienza, per cui Eluana - secondo il Vangelo Democratico sulla Fine Vita - sarebbe ancora viva. Insomma, una proposta in linea con il ddl governativo. Un testo equilibrato, altro che levate di scudi. Di questa doppiezza si sono accorti i radicali, che - unici a sostenere la libertà di decidere sull’eutanasia - non hanno infatti partecipato alla votazione.
Anche l’Italia dei valori, nonostante il riferimento all’articolo 32 della Costituzione sui «limiti imposti dal rispetto della persona umana», definisce nutrizione e idratazione «trattamento sanitario» ma si rifà alle «dichiarazioni di volontà anticipate». Stesso discorso: Eluana non ha mai espresso la volontà di rinunciare ad acqua e sondino, quindi anche Di Pietro e compagnia l’avrebbero salvata. Perfino i socialisti si richiamano all’«esplicito consenso dell’interessato».
C’è una presbiopia ipocrita e uno strabismo furbastro in queste mozioni. Presbiti perché non hanno riguardato Eluana, vicina ma ignorata a dispetto delle difese d’ufficio. Strabiche perché bisbigliano alla pancia della piazza, spaventata dal fine-sofferenza-mai, senza però prendersi la responsabilità di legalizzare l’eutanasia.

Perché un conto è dire - come il Karamazov di Dostoevskij - «in tutta umiltà restituisco a Dio il suo biglietto di ingresso alla vita». Un altro è renderglielo davvero. E se fosse stato per Pd e Idv, il suo biglietto Eluana lo avrebbe ancora in mano.

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