Cultura e Spettacoli

Questo Don Giovanni piacerebbe a Mozart

Pietro Acquafredda

da Roma

Da tempo non si respirava aria di festa come nella serata inaugurale della stagione all'Opera di Roma, presenti il Presidente della Repubblica e signora, salutato con l'Inno di Mameli d'ordinanza. Tutto esaurito e teatro tirato a lucido. Due le ragioni di richiamo. Il ritorno di Don Giovanni di Mozart; e l'arrivo a Roma di uno spettacolo, firmato Zeffirelli, nato al Metropolitan nel 1990.
A sipario abbassato attacca l'Ouverture con quegli accordi tragici, misteriosi, ultraterreni, poi «improvvisamente, in una febbrile insolenza, scoppia l'Allegro pieno di foga e di vertigine», come acutamente osservò Charles Gounod. Quando il sipario si alza un cartiglio annuncia: Don Giovanni di Mozart. Praga 1787. Zeffirelli l'ha voluto per suggerire che stiamo per vedere un Don Giovanni, come verosimilmente si vide a Praga, e come sicuramente (e modestamente!) sarebbe piaciuto a Mozart. Presuntuoso di un regista! Ma no, Zeffirelli ha ragione: questo Don Giovanni sarebbe piaciuto al musicista. Dopo la prima scena dai lati scivolano colonne severe, altissime, e una gran cancellata dorata. È il palazzo dove vive la nobile Donna Anna e suo padre, il Commendatore, e davanti al quale si consuma il delitto che muove l'intera storia, la morte del Commendatore. La scena con Donna Anna riversa sul corpo di suo padre è carica di tensione ed elegante al medesimo tempo. I nobili Donna Anna e Don Ottavio, suo promesso sposo; loro hanno sempre un comportamento mai scomposto, frutto di educazione severa; poi c'è la borghesia - donna Elvira che ne è l'esemplare unico, innamorata e pazza, si muove con scatti, non ha dignità, suo unico desiderio è possedere Don Giovanni; e poi il volgo: Leporello, i contadini, Zerlina e Masetto, che parlano e si muovono da gente semplice. Nella penultima scena Zeffirelli rappresenta l'inferno: la statua del Commendatore afferra Don Giovanni, che tenta di divincolarsi inutilmente, ma sprofonda tra i dannati. I sei coprotagonisti rimasti in vita, ma orfani di Don Giovanni, cantano la morale poi girano le spalle al pubblico e, sullo sfondo di un cielo grigio, sbiadiscono e, annerendosi, si trasformano in silhouettes da teatrino di carta. Morto Don Giovanni, tutti gli altri diventano semplici comparse?
Cast abbastanza omogeneo; il suo punto debole l'aveva in Marco Vinco, Don Giovanni giovane e baldanzoso, ma privo di fascino e vocalmente ancora acerbo; Donna Anna, una sempre apprezzabile Mariella Devia, in buona compagnia con Raul Jimenez (Don Ottavio). Ottima e spigliata la Zerlina di Laura Chierici; stilisticamente poco credibile Darina Takova, Donna Elvira, il personaggio vocalmente più impegnativo dell'opera. Alessandro Corbelli era un Leporello di grande mestiere; mentre Alessandro Garzoni era il Commendatore e Giampiero Ruggeri, Masetto. Orchestra pesante e direzione di Hubert Soudant piuttosto uniforme. Bellissimi i costumi di Anna Anni.

Grande successo.

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