«Qui si balla, siamo in difficoltà» Poi in 228 si perdono nel silenzio

Parigi La prima ipotesi è un fulmine, un lampo scatenatosi durante un’impressionante tempesta tropicale. Un lampo micidiale avrebbe provocato la catastrofe costata la vita a 228 persone, tra cui 7 bambini, un neonato e 10 italiani, che si trovavano a bordo dell’Airbus A330 della compagnia transalpina Air France, in volo da Rio de Janeiro verso Parigi.
Per tutta la giornata di ieri si sono moltiplicate le voci e le ipotesi a proposito di quella che, col passare delle ore, si è delineata sempre più come un’ennesima tragedia dell’aria. L’Airbus di Air France, con la sigla AF447, si era levato in volo normalmente dall’aeroporto di Rio, diretto al principale scalo parigino, l’aeroporto Charles de Gaulle di Roissy. Improvvisamente il volo è scomparso dagli schermi radar alle 4.20, ora francese.
Intorno a mezzogiorno di ieri si sono moltiplicate le voci a proposito di un’esplosione in volo, dovuta presumibilmente a un attentato terroristico. La memoria dei francesi è andata al Dc10 della compagnia nazionale Uta, poi assorbita da Air France, che esplose una ventina di anni fa sul deserto del Niger. In quel caso l’inchiesta concluse senza ombra di dubbio che la tragedia era dovuta all’esplosione di un ordigno collocato a bordo da alcuni terroristi. Stavolta, però, era difficile immaginare un’operazione di questo genere contro la Francia. Da un lato l’efficienza delle nuove misure di controllo allo scalo di Rio de Janeiro rendeva poco plausibile una simile ipotesi e dall’altro non si capisce chi in questo momento avrebbe potuto macchiarsi di un simile crimine proprio contro un Paese particolarmente attivo nel dialogo internazionale.
Alla fine la verità sembra emergere da una comunicazione tra il pilota del volo AF447 e le basi di controllo a terra. Il pilota ha avvertito che, a causa di gravi turbolenze atmosferiche, era in difficoltà. Erano le due e 14 del mattino, l’apparecchio segnalava un guasto al circuito elettrico. Poi più nulla.

Il silenzio e la scomparsa dagli schermi radar di quel puntino che indicava un velivolo con 228 vite umane a bordo. Un «puntino», ormai è certo, precipitato nelle acque dell’oceano a metà strada tra le coste brasiliane e quelle africane, dove probabilmente nessuno mai riuscirà a ritrovarne i resti.

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