Il Quirinale costa caro: come l’Eliseo più Buckingham Palace

Caro Granzotto, permetta che tramite il suo «Angolo» io rivolga al Capo dello Stato questa lettera: «Caro Presidente, non si turbi troppo per i comportamenti di Berlusconi perché vedrà che resisterà fino in fondo e, caso mai dovessero esserci nuove elezioni, verrà riconfermato per quello che ha fatto per il nostro Paese; non faccia anche lei il guardone, la prego. Gli italiani sono invece turbati per le spese del palazzo in cui lei risiede, con tutte quelle stanze a Sua disposizione, tutto quel personale, tutte quelle auto, tutte quelle residenze in Toscana, nel Lazio, in Campania. C’è una grave crisi mondiale e non mi sembra sia più il caso di vivere così alla grande anche per un Presidente della Repubblica. Faccia uno sforzo di buona volontà e si trasferisca in un’ala del palazzo, destinando l’altra parte a museo. Così tutte le persone al Suo servizio potranno fare da cicerone ai visitatori. E faccia pagare l’ingresso: gli italiani Le saranno grati»
Genova

Eccola accontentata, gentile lettrice e sa cosa le dico? La sua lettera l’avrebbe di sicuro controfirmata una marea di lettori. Perché quella del Quirinale è davvero ragione di forte turbamento, chiamiamolo così, del cittadino che si chiede come si possano ancora destinare tanti soldi (del contribuente) per mantenerlo nel fasto e nella pompa che conosciamo. E qui si parla di una cifra che s’aggira sui 230 milioni, cioè 450 miliardi di lire, la qual cosa significa 37 miliardi e mezzo il mese. Più di un miliardo nelle ventiquattr’ore. D’accordo, il Quirinale è qualcosa più d’una villetta a schiera e solo per tenere erba e siepi in ordine servono dieci giardinieri in pianta stabile. Ma come si arriva a un personale civile di 976 soggetti (ai quali aggiungere 903 unità di personale militare e delle forze di polizia)? L’imperatore del Giappone, che pure è il Mikado e il Tenno al tempo istesso, ha ai suoi ordini meno di un migliaio di persone. Barack Obama, che pure è alla testa di una superpotenza, ne dispone di 470. Il re di Spagna, che è un re, 545. E la regina Elisabetta, che è pur sempre una regina, 300. Il Bundespräsident, il Presidente federale della Germania, poi, non ne parliamo: 160. Nicolas Sarkozy, seppure come tutti i francesi tendente alla grandeur, 570. Ecco, raffrontiamo il Quirinale con l’Eliseo. Il primo costa 230 milioni e ha alle dipendenze dirette 976 persone. Il secondo costa una novantina di milioni avendo a busta paga 570 addetti ai servizi vari, anche quelli destinati alla smorfiosetta première dame. C’è qualcosa che non torna, qualcosa che non funziona. Se poi si scopre che Buckingham Palace lo si manda avanti - e niente male, occorre dire - con 60 milioni di euri, maggiordomi compresi, c’è da restare di stucco. Va precisato, ma questo non ci solleva di certo, che il livello delle retribuzioni al Quirinale è mediamente il doppio di quelle elargito dalla pubblica amministrazione. E come mai? Doppio stipendio doppia mole di lavoro? Ma se fosse così il Presidente disporrebbe in pratica di mille e novecento dipendenti e onestamente pare una cosa esagerata, considerando il già nutritissimo numero di consiglieri, consulenti e assistenti dei quali si circonda. Nello studio di Napolitano (quella che fu la camera da letto estiva dei pontefici. Lo sapeva?) non si affrontano più problemi, né più gravi, di quelli trattati nello Studio ovale della Casa Bianca, si presume.
Io non so, gentile lettrice, come faccia un galantuomo come Giorgio Napolitano a non sentirsi a disagio quando legge o gli dicono che, mettiamo, non si trovano i soldi per fare il pieno alle auto della polizia. O quando ne mancano per attrezzare convenientemente un laboratorio di ricerca. O quando non ce ne sono proprio per assicurare una civile assistenza alle persone anziane.

Come fa a non sentirsi turbato sapendo che crisi o non crisi, esigenza o meno di tirare tutti la cinghia, il salvaguardare la dignità della sua alta figura richiede un esborso annuo di 230 milioni? O c’è turbamento e turbamento?
Paolo Granzotto

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