Barricate con calcinacci, water e lavandini per bloccare le porte daccesso e lancio di pietre contro i carabinieri. Ieri nei locali della scuola occupata 8 Marzo, alla Magliana, si è scritto un altro triste capitolo dellemergenza casa.
Gli attivisti dei movimenti di lotta se la sono presa con le forze dellordine, giunte sul posto quando era ancora buio, per eseguire alcuni provvedimenti di custodia cautelare emessi dalla procura di Roma, che sta indagando su una storia di racket delle occupazioni. Ed è stata guerriglia. Uno scontro, iniziato alle 5 di mattina, che si è concluso solo alcune ore più tardi quando i militari del comando provinciale, coordinati dal generale Vittorio Tomasone, hanno fatto scattare le manette ai polsi di 5 persone per associazione a delinquere finalizzata alloccupazione abusiva, estorsione, furto e lesioni e ne hanno identificate una ventina.
«Si è trattato di unoperazione di polizia giudiziaria - ha spiegato il generale Tomasone - dovevamo eseguire alcuni provvedimenti restrittivi. La Procura ha scoperto infatti che alcuni degli inquilini abusivi, in particolare immigrati, erano stati costretti a pagare per partecipare alloccupazione e qualcuno sarebbe stato picchiato per essersi rifiutato». Quando allalba le camionette dei carabinieri si sono fermate davanti allex scuola, una trentina di persone si sono asserragliate sul terrazzo, bloccando gli ingressi dello stabile. I militari sono riusciti a penetrare allinterno, sfondando le porte con laiuto dei pompieri, e a perquisire tutti i locali. Ma sono stati respinti con calci e pugni. Alla fine gli investigatori hanno arrestato 5 sospetti (uno non è stato trovato) e hanno identificato una ventina di persone. Ma prima di risalire sulle camionette, sono stati bersagliati da un lancio fumogeni, sampietrini e di una mazza.
Gli abitanti delledificio, occupato due anni fa, negano lesistenza di un racket. «Io sono entrato qui nel 2007 - racconta Johnny, ecuadoregno - e nessuno mi ha mai obbligato a pagare niente. Periodicamente diamo una quota per la manutenzione degli spazi comuni». «Il super testimone del racket è un eritreo allontanato perché violento, si ubriacava, diventando pericoloso per i bambini», dichiara lavvocato degli arrestati Antonia Di Maggio.
Ma i fatti parlano da soli. In una stanza con la porta blindata i carabinieri hanno sequestrato mazze, caschi e un «regolamento», che gli abusivi dovevano seguire per evitare ritorsioni. Le regole consistevano nellobbligo di partecipare a manifestazioni e cortei dedicati allemergenza abitativa, di pagare 15 euro mensili per ogni componente del nucleo familiare e di «custodire» bastoni, mazze di ferro e bottiglie molotov. Chi si rifiutava, hanno raccontato gli immigrati che hanno dato il via alle indagini con le loro denunce, veniva cacciato dallo stabile, minacciato e picchiato. Come nel caso di uno straniero, che il 2 giugno scorso è stato pestato a Villa Bonelli da uno degli arrestati, Sandro Ciferni di 44 anni, e da altri quattro, che lo hanno colpito con una mazza di ferro così violentemente da fargli perdere un occhio.
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