Radicali smascherati: vogliono punire il Pd

RomaDifficile capire se c’è del vero nelle voci che si rincorrono da un paio di giorni o se si tratta solo di promozione per il partito e l’assemblea nazionale che si apre oggi. I Radicali lo stanno dicendo ai quattro venti; il partito più longevo della Repubblica italiana sta pensando a un gesto eclatante. Ce l’hanno con il governo che ha fatto il decreto interpretativo che per loro è la certificazione dell’illegalità. Ma ce l’hanno anche con il Partito democratico, del quale dicono di non fidarsi, perché dal Pd non è arrivato nessun aiuto alle liste Bonino-Pannella.
Sono stati loro a fare capire quale potrebbe essere il gesto estremo: il ritiro dalle elezioni regionali. Tutti i Radicali in blocco fuori dalla competizione; via le liste e i candidati presidenti. In altre epoche sarebbe stata una scelta indolore, questa volta no, perché esprimono la candidata presidente del Lazio per il centrosinistra, Emma Bonino. L’unica che può avere qualche speranza di vittoria.
In teoria il ritiro è presentato come un atto contro il governo «di bari» che ha varato il decreto. In pratica, tanto più adesso che il Tar del Lazio ha respinto il ricorso del Pdl, è una legnata al Partito democratico.
Di sicuro è una scelta non facile per la Bonino. All’indomani del Consiglio dei ministri che ha approvato il «salva liste» aveva detto ai sostenitori di avere passato una notte insonne; «angosciante», trascorsa a pensare ai suoi riferimenti politici e culturali. Silone, Gobetti, Einaudi, Sciascia e Pasolini. Perché, si chiedeva, «confondersi in una metamorfosi fascista?». Ieri, l’ex commissario europeo ribadiva: «Non sono una che getta la spugna», però «credo che l’intero Paese si debba interrogare su come battere meglio questa arroganza».
Il sospetto di tutti è che, in realtà, a popolare gli incubi recenti di Bonino, più che la dittatura strisciante del governo Berlusconi, sia l’immagine di Marco Pannella. A detta dei boatos di palazzo, è lui il regista della scelta estrema. La Bonino la vive come un dramma, a lui appare un salutare sparigliare le carte.
Ieri i vertici del Pd ostentavano sicurezza. Persino Massimo D’Alema si mostrava tranquillo e liquidava gli annunci dei Radicali con uno slogan: «Il modo migliore per far vincere la legalità è far vincere Emma Bonino». Eppure se c’è dell’attrito tra democratici e Radicali, riguarda proprio l’area dell’ex premier. Nei giorni scorsi Pannella ha ipotizzato che con il decreto sia prevalsa una linea sposata anche dai dalemiani che, all’inizio, sostenevano la stessa idea che piace ai Radicali: un rinvio delle elezioni. Un reset che favorisca tutti quelli che hanno avuto difficoltà con le liste. Non solo il Pdl.
L’ipotesi era tramontata, anche perché sgradita al Quirinale. Ma la sentenza del Tar di Roma potrebbe farla risorgere. All’assise di oggi i Radicali potrebbero tornare con forza a chiedere una riapertura dei termini, nella speranza di trovare altre sponde politiche. D’altro canto, Pannella, spiegava il direttore di Radio Radicale Massimo Bordin che lo conosce bene, «è il mago della soluzione alternativa».
Se questo è l’obiettivo, l’ipotesi di un ritiro di Bonino si allontana. Anche perché, facevano notare ieri esponenti Pd, una volta depositate le firme la scelta è irreversibile.
Un segnale, comunque, i Radicali lo dovranno dare. E per questo l’ottimismo dei democratici potrebbe essere eccessivo. La convocazione dell’assemblea che si terrà oggi in un teatro di Roma, è molto pannelliana. «Dobbiamo urgentemente riflettere con grande responsabilità e prudenza, senza illuderci che non giungano mai momenti in cui bisogna assumere posizioni radicalmente chiare e drammatiche. Si tratta di affrontare insieme il dilemma delle scelte da assumere».

Il leit motiv della giornata è una massima di Benedetto Croce già usata nei giorni scorsi. Serve «qualcuno per il quale Parigi non valga una messa». Quel qualcuno sono i Radicali; ma la messa non può che essere l’alleanza con il Pd.

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