Le radici liriche (ed europee) dell’islam illuminato

Considerato il padre spirituale del Pakistan, Muhammad Iqbal è il maggior poeta e filosofo indiano del XX secolo. Nato intorno al 1877 a Sialkot, nel Punjab, si laurea in Filosofia a Lahore e, dopo aver insegnato per qualche tempo ed essersi guadagnato fama come poeta, nel 1905 per completare i suoi studi emigra prima all’università inglese di Cambridge, poi in alcune università tedesche, dove viene profondamente influenzato dal pensiero di Nietzsche e Bergson. Queste esperienze intellettuali sviluppano in lui una forte avversione per la civiltà occidentale, che ritiene decadente e malata di nazionalismo, e lo inducono a cercare ispirazione nell’islam.
Nemico feroce dell’arte per l’arte, Iqbal considera la poesia uno strumento per creare un nuovo stile poetico-filosofico e poetico-politico, in virtù dei quali far rinascere l’universalismo islamico, magari infondendo nei suoi versi elementi attinti dalla cultura europea. Il poeta si trasforma così nel profeta di un movimento pan-islamico, che deve consentire ai musulmani di diventare arbitri del proprio destino politico. Iqbal esprime queste idee in due lunghi poemi, I segreti dell’io (1915) e Cenni sull’altruismo (1918). Nominato cavaliere dagli inglesi nel 1922, benché non sia un politico militante viene eletto, grazie alla sua fama, parlamentare nel Punjab, e quattro anni dopo nominato presidente della Lega musulmana. Convinto che la maggioranza hindu sia un’insidia per l’islamismo indiano, Iqbal appoggia con tutto il suo prestigio Muhammad Ali Jinnah, l’uomo politico fautore di uno Stato musulmano indipendente, contribuendo così, nel 1947, alla nascita del Pakistan.
Se come filosofo Iqbal è l’artefice del rinnovamento religioso dell’islam, come poeta è il paladino dei principi morali che devono ispirare il rapporto tra individuo e società.

Nella sua smisurata produzione poetica lirico-sapienzale (12mila versi in urdu e persiano), c’è anche un poema ispirato alla Commedia di Dante, oltre a poesie dedicate a Napoleone, a Lenin e a re Faruq. Muore a Lahore nel 1938.

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