RomaPotrebbe fruttare «tra i quattro e i cinque miliardi di euro». Unentrata eccezionale per le casse dello Stato e che, nello stesso tempo, eliminerebbe una tassa non amata dagli italiani, il canone televisivo. Lultima proposta sulla manovra economica sembra una provocazione ma è ben argomentata dal governatore della Lombardia Roberto Formigoni (nella foto): al posto di punire i redditi medio-alti, il Paese potrebbe iniziare a vendere alcuni suoi gioielli, come «la Rai, le Poste e parte del patrimonio immobiliare», ha spiegato il presidente lombardo in unintervista a Repubblica.
Facile immaginare che la polemica è montata in particolare sullidea di cedere la televisione di Stato. Pd, Idv e Usigrai, il sindacato dei giornalisti televisivi, hanno subito bocciato la proposta. Nessun commento dal Pdl, ma in serata Formigoni è tornato ad argomentarla: «Vendere la Rai è lunico modo per riformarla» e per «sottrarla ai partiti».
Unindicazione chiara sulla necessità di procedere in tempi rapidi ad alcune privatizzazioni era arrivata nei giorni corsi allItalia dalla Banca centrale europea. Luscita di Formigoni non è dunque completamente azzardata. È una controproposta per «cambiare impostazione sulla manovra», spiega il governatore, perché il Pdl «non può perdere la sua identità»: al partito, dice, «voglio lanciare un segnale forte», perché si sta «sbagliando strada».
«Oggi una Rai pubblica non ha più senso - spiega il presidente lombardo - Messa sul mercato è unazienda che troverebbe acquirenti al volo, faccio un nome a caso, Murdoch, e che potrebbe rendere tra i 4 e 5 miliardi di euro».
Il segretario dellUsigrai Carlo Verna considera questo ragionamento un «colpo di sole ferragostano o una provocazione ampiamente debordata». Per Pancho Pardi dellIdv sarebbe solo una svendita utile a nascondere «la mancanza di una politica economica da parte del Governo».
Formigoni nellintervista mette in luce i vantaggi: «Via il canone, stop alle polemiche con i Santoro e i Floris...E per Berlusconi potrebbe essere loccasione di dimostrare che se ne frega del conflitto di interessi e che è un grande statista. La casa brucia e non cè tempo da perdere». Il tentativo è quello di impostare una manovra diversa: «Tasse e tagli ai trasferimenti: i nostri elettori potrebbero essere portati a dire che la sinistra avrebbe fatto lo stesso». Quello che sta accadendo, insiste Formigoni, è «grave dal punto di vista politico, al mio partito dico con molta forza che stiamo sbagliando strada. Ne ho parlato sia con Berlusconi che con Alfano». La risposta del premier è stata che «lo spazio per discutere cè», e che «il testo non è blindato», ma «è aperto alle correzioni».
A chi critica, Formigoni ha quindi risposto in serata che nessuno di chi lo accusa, comunque, ha spezzato una lancia a favore della Rai, e che «è almeno ventanni che il Parlamento parla a vuoto di questa mitica riforma della Rai».
Ma lunico modo per riformare lazienda è «venderla con gara a evidenza pubblica mantenendo al massimo, se proprio si vuole, un canale televisivo e uno radiofonico, ma estremamente regolamentati posto che il Parlamento riesca a varare un simile regolamento». Questo permetterebbe anche «allo Stato di incamerare risorse che oggi sono più utili se destinate a ridurre le tasse».
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