Rai, Minzolini verso l'addio: pasticcio che scontenta tutti

No bipartisan alla proposta Lei: trasferimento del direttore e interim a Maccari. Il giornalista: "Una porcata". Consiglieri Pdl divisi, in bilico un voto. Anche la Lega contro

Rai, Minzolini verso l'addio:  pasticcio che scontenta tutti

RomaUn pasticcio che rischia di scontentare tutti. Minzolini con un piede già fuori dal Tg1, al suo posto un pensionando, Alberto Maccari, con un interim fino al 31 gennaio, così la politica avrà tempo di mettersi d’accordo sul nome del nuovo direttore «tecnico» per il nuovo Tg1 filo-governo tecnico. Il Cda che dovrebbe segnare il trasferimento del «direttorissimo» ad altro incarico (una corrispondenza di lusso, come caporedattore a New York o Parigi) è fissato per martedì pomeriggio. Il dg, Lorenza Lei, ha spedito ai consiglieri di amministrazione la sua proposta di trasferimento e di nomina pro tempore, con allegati illustri pareri legali che motivano la necessità del siluramento di «Minzo» come conseguenza automatica della legge sulle società a prevalente capitale pubblico. Un dipendente della Rai rinviato a giudizio va trasferito, altrimenti - sostengono i consulenti legali della Lei - i vertici aziendali potrebbero essere addirittura imputati di abuso d’ufficio. I tre prestigiosi studi legali consultati da Viale Mazzini sono quelli di Roberto Pessi (giuslavorista della Luiss, quello che ha curato l’uscita di Santoro), lo studio Bonelli (tra i primi in Italia nell’amministrativo) e un terzo parere per la parte penalistica. Di quale famoso avvocato? Paola Severino, titolare dell’omonimo studio e soprattutto neo ministro della Giustizia. La Severino ha seguito per parte Rai il caso Minzolini fino al giorno prima della nomina a Guardasigilli, poi è subentrato il suo partner Maurizio Bellacosa.
Tre superpareri che sembrano escludere una soluzione differente dal trasferimento. Anche se il curioso caso del consiglio d’amministrazione è il seguente: per metà, quelli di centrodestra e in più Petroni, ancora dubbiosi sull’operazione voluta dalla Lei e da Garimberti. Gli altri, quelli di centrosinistra ma anche il centrista-Udc De Laurentiis, contrari alla nomina di Maccari, considerato troppo vicino al Pdl per segnare un cambio al Tg1. È probabile che la soluzione Maccari passerà, ma solo come tampone. Di certo il consiglio si annuncia molto teso. «La verità vera - dice Antonio Verro, consigliere in quota Pdl e minzoliniano -, è che questo cambio è frutto di una decisione politica, e allora chi ha deciso di rimuovere Minzolini ci metta la faccia invece di nascondersi dietro il dito dell'obbligo legale». Anche Angelo Maria Petroni (quota ministero del tesoro), Guglielmo Rositani (larussiano e gasparriano del Pdl) e Giovanna Bianchi Clerici (Lega) sono decisi a contestare il blitz, mentre sembra che Alessio Gorla (forzista della prima ora, già dirigente Mediaset) abbia scaricato Minzolini, che pure è ancora difeso dal Cavaliere. La consigliera leghista invece è «orientata a votare contro» la rimozione. «Non mi convince affatto - ci spiega la Bianchi Clerici -. Per la Rai valgono le stesse regole di un ministero o del comune di Canicattì? Allora per tutte le assunzioni d’ora in poi dovremo fare un concorso pubblico!». Quanto all’eventuale colpa imputabile al Cda per la non rimozione di Minzolini, la Corte dei conti non potrebbe obiettare nessun danno erariale dalla riconferma, visto che se fosse trasferito, manterrebbe lo stesso compenso. Insomma, il sospetto strisciante nel centrodestra Rai è che la faccenda sia tutta politica, che la testa di Minzolini sia una sorta di trofeo che la Lei e il presidente Garimberti vogliono offrire ai nuovi poteri (il Pd, Casini, il terzismo pro Monti) per rimanere in sella a Viale Mazzini. Tanto per capire il clima in cui si aprirà il cda di dopodomani...
E Minzolini? Parla di una «porcata», di un «rituale mediatico-giudiziario a sfondo politico», e il Pdl - per bocca dei due capogruppo Cicchitto e Gasparri - gli riconferma la solidarietà. Se quindi dovesse saltare - come sembra ormai probabile - si sancirebbe una realtà paradossale rispetto ai numeri parlamentari: cioè che in Rai conta più l’Udc di Casini (che ha già un fidato direttore al Tg2) rispetto al Pdl di Berlusconi.

Gli avvocati di Minzolini fanno leva sul mancato avviso del procedimento disciplinare e sul concetto di equipollenza dell’incarico da individuare affinché il trasferimento sia legittimo. Cosa può equivalere il Tg1? Niente, dunque deve restare. Ma i margini di successo sono pochi.

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