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«Rai privata? Meglio rimandare»

Petruccioli: «Prima sarebbe opportuno studiare un piano triennale per l’Azienda. Magari alzando anche il canone»

«Rai privata? Meglio rimandare»

Silvia Marchetti

da Roma

No alla privatizzazione Rai prima delle elezioni, no al canone bloccato, peccato aver lasciato scappare Bonolis, subito un rimedio dopo la perdita dei diritti sportivi. Sono queste le preoccupazioni del presidente della Rai Claudio Petruccioli. Intervenendo a Nove in punto, trasmissione di Radio 24, Petruccioli ha affrontato i vari temi che in questi giorni tengono banco a Viale Mazzini. Dal canone alla privatizzazione della televisione di Stato fino al digitale e alla possibilità di «richiamare in servizio» Michele Santoro ed Enzo Biagi. Nel primo intervento pubblico dalla sua tanto travagliata nomina a presidente, Petruccioli illustra quella che sarà la road map della Rai per il prossimo anno. Il presidente Rai parte dal palinsesto futuro per fare un ragionamento sulle sorti complessive dell’azienda. Petruccioli annuncia che la questione dei diritti sportivi e Affari tuoi (orfana di Bonolis) saranno «all'ordine del giorno del prossimo cda, fissato per giovedì 25 agosto». La perdita dei diritti della serie A secondo Petruccioli ha infatti «aperto buchi che devono essere colmati in modo soddisfacente». Tra le «incognite» che pesano sulla definizione della nuova offerta sportiva, «c'è la questione del diritto di cronaca, ancora non risolta: disporre di 90 secondi di immagini, cioè i gol, a partire dalle 18, o non disporne - sostiene - fa una bella differenza». Mentre per Affari tuoi, il problema è vedere se il nuovo conduttore Pupo avrà lo stesso successo di Paolo Bonolis. Secondo Petruccioli, Cattaneo ha sbagliato a non trattenerlo. Dopotutto, «le cifre che non si potevano spendere per Bonolis sono state spese per la Champions League e altre cose». Con «l’emergenza» calcio, il capitolo «palinsesti» e «programmi» viene così rimandato al prossimo cda. Ciò che non va giù ai consiglieri Rai Rizzo Nervo e Carlo Rognoni, secondo i quali «il problema informazione» deve essere affrontato subito e non rinviato al termine ultimo di gennaio. Mentre il consigliere Angelo Maria Petroni non condivide l’allarme di Petruccioli sugli ascolti e lo invita a guardare ai dati positivi.
Capitolo non urgente è invece quello della privatizzazione di Viale Mazzini. La legge Gasparri indica tempi precisi per la dismissione di tranche dell’azienda pubblica, ma il presidente Rai assicura che «prima delle elezioni non si può fare nulla. «Credo - ha aggiunto - che sia prima necessario mettere a punto un piano industriale di lungo respiro per la Rai. E per farlo sono necessari almeno tre anni». Insomma, l’azienda deve dotarsi di una solida struttura per l’avventura in borsa, altrimenti, mette in guardia, il rischio è che «la privatizzazione si traduca in qualche scambio da suk arabo». Ma soprattutto, insiste, la Rai deve sanare il «digital divide» che la separa da Mediaset e La7, recuperando il «ritardo accumulato» nell’applicazione della nuova tecnologia. In gioco c’è l’offerta di nuovi programmi e nuove audience. Proprio per questo boccia la decisione del ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi di non aumentare il canone: «È sbagliato, ci sono una serie di esigenze che devono essere colmate e la Rai deve presentare un progetto di rilancio che innalzi il livello medio della produzione televisiva». Insomma, a Viale Mazzini servono maggiori risorse per affrontare le sfide del futuro.
Per quanto riguarda invece il reintegro di Santoro, Petruccioli afferma che «deve tornare a essere uno dei pilastri dell’approfondimento informativo», mentre a Biagi, che ha lasciato di sua spontanea iniziativa, verrà «chiesto cosa si sente di fare».

Petruccioli ha parlato infine della striscia quotidiana Batti e Ribatti, per la quale avrebbe in mente uno schema di rotazione dei conduttori.

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