Dopo il rally di primavera Piazza Affari tira un po’ il freno

Giornata due facce ieri a Piazza Affari per il settore bancario. La mattina, infatti, è stata caratterizzata nuovamente dagli ordini di acquisto generalizzati, anche grazie alla spinta residuale, che è andata via via esaurendosi, arrivata dal piano «salva-banche» presentato il giorno prima dal segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner. Nel pomeriggio, invece, alcuni titoli del settore hanno innestato la retromarcia, penalizzati dalle prese di profitto, mentre in pochi sono riusciti a tagliare il traguardo della seduta con un deciso segno positivo. Tra questi ha spiccato la performance di Banco Popolare, che, dopo il progresso del 5,75% della vigilia, ha terminato con un balzo a due cifre (+13,6% a 2,98 euro). Il gruppo guidato dall'ad Pier Francesco Saviotti, così come Ubi banca (+1,07%), comunica oggi i risultati finanziari del 2008 e l’eventuale dividendo, prima dell'apertura della Borsa. Le previsioni di Bloomberg sono di un utile netto di 287,7 milioni e una cedola di 0,067 euro, sebbene indiscrezioni di ieri ipotizzassero un annullamento del dividendo anche per Banco Popolare, così come già deciso la settimana scorsa da Intesa SanPaolo. Un operatore spiega il balzo del titolo di ieri anche con la constatazione che «nei giorni di intense vendite sulle banche, era stato penalizzato più della media del settore per via del nodo Italease; ma ora il management dell’istituto ha chiuso la questione con il lancio dell’Opa e il mercato sembra ottimista». Gli esperti di Borsa in ogni caso continuano a sottolineare che il recente rimbalzo del comparto bancario è legato al fatto che molte azioni negli ultimi tempi hanno raggiunto livelli che non si vedevano da molti anni a questa parte, se non addirittura i minimi storici. È proprio quest’ultimo il caso di Banco Popolare, che ha toccato il minimo di sempre il 9 marzo scorso, scivolando per la prima volta sotto quota 2 euro per azione.
Anche Banca Popolare di Milano (+1,74% a 3,795 euro) ieri ha riunito il cda per l'approvazione dei conti 2008, che hanno mostrato un utile netto di gruppo a quota 75,3 milioni, in flessione del 76,8% rispetto al 2007. Il cda ha deciso di proporre ai soci la distribuzione di un dividendo pari a 0,10 euro, contro i 40 centesimi dell’anno scorso. Soprattutto però Banca Popolare di Milano ha annunciato alcune misure volte a portare il Core Tier 1 ratio sopra il 7,5%, rispetto al 6,46% di fine 2008: il cda, come anticipato da indiscrezioni, ha stabilito che la banca richiederà Tremonti bond per 500 milioni e in secondo luogo, il gruppo emetterà obbligazioni con conversione obbligatoria in azioni Bpm per un ammontare fino a 700 milioni, insieme con l'assegnazione gratuita di warrant fino a 500 milioni. Terzo e ultimo punto, l'istituto milanese lancerà un'Opa sugli strumenti innovativi di capitale cosiddetti «ibridi» emessi dalle società del gruppo per un totale, in valore nominale, di 460 milioni. Le obbligazioni di cui al secondo punto saranno convertite in azioni in concomitanza con la data ultima in cui è possibile rimborsare i T-bond alla pari, ossia il 30 giugno del 2013. «In ragione di ciò - spiega una nota dell'istituto - Bpm diventa la prima banca italiana a creare i presupposti affinché la componente del core capital rappresentata dai Titoli Mef (i T-bond appunto) sia sostituita con mezzi propri aventi qualità di capitale primario».


La seduta di ieri si è chiusa in calo dell'1,28% per Unicredit e praticamente senza variazioni per Intesa Sanpaolo (+0,12%), che pure in mattinata sembrava proiettata verso una giornata di forti guadagni. Gli operatori spiegano che, dopo la fiammata della vigilia e in generale dopo la corsa delle ultime sedute, le due azioni hanno raggiunto alcune soglie tecniche che hanno fatto scattare i realizzi.

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