Larticolo 49 del regolamento del comune di Rapallo non esiste. Non ancora, per lo meno. Dovrebbe essere aggiunto, o almeno discusso, durante il prossimo consiglio comunale di lunedì. Eppure contro di lui è già stato presentato un esposto al Prefetto di Genova, Giuseppe Romano. O meglio, l'esposto è stato presentato contro la seduta del consiglio comunale che dovrebbe approvarlo. Autori dell'iniziativa sono tutti gli 8 consiglieri di minoranza di Rapallo guidati dall'ex sindaco Ezio Armando Capurro che ha deciso di contrastare con ogni mezzo il progetto di riforma del regolamento comunale per la disciplina del diritto di accesso ai documenti amministrativi da parte dei consiglieri comunali. «Un progetto fatto apposta per imbavagliare l'opposizione», tuona Capurro.
Continua quindi la «battaglia delle scartoffie» messa in atto dallo stesso Capurro. Decisionista al governo, Capurro all'opposizione si è trasformato in un topo di biblioteca sempre alla ricerca di un motivo per fare le pulci al nuovo sindaco Mentore Campodonico e alla sua Giunta. Una ossessione la sua che lo spinge a controllare ogni più piccolo atto o provvedimento preso dalla nuova amministrazione. «Non faccio ostruzionismo ma svolgo la mia legittima funzione di controllo», afferma Capurro che a dimostrazione della veridicità delle sue parole mostra fascicoli e fascicoli di documenti, ordinanze, deliberazioni. Una montagna di carta.
Encomiabile per impegno e dedizione, Capurro ha però mandato in tilt la normale attività amministrativa monopolizzando il lavoro degli impiegati che spendono gran parte del loro tempo nel tentativo di soddisfare le richieste di documenti e fotocopie fatte dal solerte consigliere. Oltre 2mila documenti fotocopiati sono stati richiesti da Capurro solo durante il primo mese di lavori della neoeletta amministrazione. Una situazione che ha spinto il vicesindaco Roberto Di Antonio a lanciare l'allarme minacciando una possibile paralisi della macchina comunale. Tanto più che Capurro, consapevole dei propri diritti, non ha mancato di mettere all'indice nell'ultimo consiglio comunale impiegati comunali colpevoli di ritardi nel soddisfare le sue richieste. Un atteggiamento che ha provocato la reazione sdegnata dello stesso segretario comunale, Enrico Di Cagno: «Nella seduta del 13 agosto - scrive Di Cagno in un comunicato stampa - ho per la prima volta nella mia vita visto disattendere da parte di un membro del consiglio comunale di Rapallo il principio della riservatezza e del divieto di apprezzamento su nomi di dipendenti comunali».
A suscitare ancora di più la disapprovazione di Di Cagno è stato il fatto che «il consigliere in questione, forte della norma che impedisce ai dipendenti di intervenire direttamente nella discussione, ha potuto dire ciò che riteneva più opportuno presentando la sua versione dei fatti senza contraddittorio».
Di fronte alla querelle, l'amministrazione ha deciso di regolamentare il diritto di visione e riproduzione dei documenti amministrativi in modo da «armonizzarla con il regolare lavoro degli uffici». Una norma attualmente assente e che verrà trattata al primo punto dell'ordine del giorno del prossimo consiglio comunale. Ma Capurro non ci sta e bolla il progetto come antidemocratico. Non solo. Per l'ex sindaco la stessa convocazione del consiglio comunale è illegittima. Il motivo lo spiega lui stesso, regolamento alla mano, e riguarda l'ordine degli argomenti che avrebbe dovuto mettere ai primi due posti due questioni richieste da un quinto dei consiglieri, tra i quali lo stesso Capurro. Da qui, secondo Capurro, l'invalidità della seduta del consiglio al quale l'ex sindaco ieri, seduto al Bar Bistrot, proprio dirimpetto al municipio di Rapallo, circondato dai suoi fedelissimi e da Maria Cristrina Gerbi dell'Ulivo, ha dichiarato di fronte alla stampa di non partecipare.
Capurro, inoltre, non ha risparmiato stoccate all'amministrazione. Oltre che contro il sindaco, lui e la Gerbi si sono scagliati contro il segretario comunale («che non legge neanche lo Statuto comunale») e, soprattutto, contro il presidente del Consiglio Roberto Spelta che «dovrebbe prendere qualche lezione di diritto o, almeno, leggersi lo Statuto e il regolamento del consiglio».
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