Rapisce la figlia e si barrica in casa

Nella sua auto era stata trovata una busta con un biglietto e una foto della ragazzina: «Se non posso vederla io, non la vedrà nessuno»

Dopo due ore di assedio, quando ha visto che i vigili del fuoco stavano ormai approntando le scale e i carabinieri pronti a fare irruzione nel suo appartamento, l’uomo si è deciso ad aprire la porta. Consentendo ai militari di liberare la figlioletta di tre anni, semiaddormentata sul divano di casa, rapita alla madre all’inizio del pomeriggio. Finisce così in manette un uomo di 41 anni, un passato di droga e un presente di alcol e disoccupazione, ma soprattutto di violenze fisiche e morali inflitte alla moglie, un’impiegata anche lei di 41 anni.
Un rapporto finito qualche mese fa, quando la donna getta la spugna e decide di abbandonare il marito. Lascia la casa di Trezzano sul Naviglio e si trasferisce a Milano, nella speranza di mettere un po’ di ordine nella sua vita, ma soprattutto di tenere la figlia al riparo dalle continue scenate del marito. La signora tuttavia dimostra di avere un cuore grande così, infatti non pone alcun ostacolo agli incontri del padre con la sua bambina.
Come ha fatto appunto l’altro pomeriggio, quando affida la sua creatura al marito. Verso sera va poi a Trezzano a riprenderla, ma qui trova l’uomo in un grave stato di agitazione. Riprendono le urla, gli insulti e anche le botte. Lei però ci è abituata e ormai sa come reagire. Scende in strada con qualche livido sul volto, per evitare che la sua presenza mantenga alta la tensione, e si appresta a chiamare il 118 per far calmare il marito dal personale medico. Ma proprio in quell’istante lo vede uscire con la bambina. Cerca di fermarlo, ma lui si infila in auto e sparisce. Prova a chiamarlo al cellulare ricevendo in cambio una risposta drammatica: «Se non la posso vedere io, non la vedrà nessuno». Ce n’è quanto basta e avanza per chiamare i carabinieri. Alle 20.30 scatta l’allarme per l’intera compagnia di Corsico, guidata dal capitano Mario La Mura.
I militari setacciano le strade del paese, senza trovare traccia del sequestratore, poi tornano nella sua abitazione e vedono l’auto parcheggiata. L’aprono e trovano una busta con dentro una foto della bimba e la stessa minaccia lanciata alla moglie poco prima: «Se non la posso vedere io, non la vedrà nessuno».
Inizia l’assedio, i carabinieri prima di tutto cercano di accertare se l’uomo sia armato. Non risulta però abbia armi da fuoco, ma la donna al momento della lite l’ha notato baloccarsi sinistramente con un coltello da cucina. Si cerca di intavolare una trattativa, i carabinieri lo chiamano al cellulare e al fisso. L’uomo risponde, senza però parlare, poi smette anche di alzare la cornetta. L’alloggio è ricavato in una mansarda al quarto piano, quindi è necessario l’aiuto dei vigili del fuoco, che arrivano di lì a poco e iniziano a far salire le scale per entrare anche dalle finestre.
Sono momenti drammatici, i militari si apprestano a fare irruzione quando lentamente l’uscio si apre.

Sono le 23 passate, dopo due ore si arrende. L’uomo viene ammanettato mentre la mamma può finalmente riabbracciare la sua bambina, sana e salva, mezza addormentata ma anche piuttosto disorientata per il trambusto e il gran viavai di divise.

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