nostro inviato a Castelfranco Veneto (Treviso)
Rapita, sì, ma non per soldi. Gli inquirenti sono convinti che chi mercoledì sera ha preso Iole Tassitani, figlia quarantaduenne del notaio di Castelfranco Veneto, non voglia un riscatto. E cosa, allora? «Magari ricevessimo una richiesta di soldi», dice Roberto Quintavalle, il legale della famiglia. Una frase che spiega tutto il tormento: meglio in mano a una banda di criminali, piuttosto che di balordi imprevedibili o di qualche Mister X conosciuto sulle chat di internet. Pista, questa, che sembra privilegiata dagli inquirenti.
Che sia un rapimento ormai è chiaro, il fascicolo sul tavolo del pm Barbara Sabattini ipotizza il reato di sequestro. Lo scopo estorsivo è escluso perché non sono arrivate richieste. Banditi in cerca di soldi avrebbero l'imbarazzo della scelta in una zona come questa: «Questi non sono professionisti», è convinto l'avvocato Quintavalle. Remota appare l'ipotesi di un avvertimento trasversale diretto al padre, di origini calabresi. I beni di famiglia non sono stati sequestrati.
Gli inquirenti scavano dunque nella vita privata della donna, amicizie, telefonate, mail, soprattutto tra le sue conoscenze virtuali. A 42 anni, Iole Tassitani era ancora legatissima alla famiglia: era andata a vivere da sola soltanto otto anni fa, quasi ogni sera cenava con i genitori, lavorava come impiegata nello studio notarile del padre Luigi. La sera rincasava nell'appartamento di 110 metri quadrati alla periferia di Castelfranco, e si metteva a chattare: il computer ora è sotto la lente degli specialisti informatici dei carabinieri. Iole avrebbe legato con una persona in particolare. Gli inquirenti la stanno cercando. Ma non si sa se questo soggetto irreperibile abbia già nome, indirizzo, telefono, o sia uno pseudonimo internettiano. Cosa sa Mister X? Aveva un appuntamento mercoledì? «Ma gli appuntamenti non durano due giorni», osserva il legale di famiglia.
Gli elementi in mano agli investigatori non sono molti. Gli occhiali (Iole è molto miope), trovati accanto all'auto, e altri effetti personali. C'è poi un sms, determinante per l'ipotesi del rapimento, che Iole ha mandato al cellulare dell'amica Angela Battaglia, che abita sullo stesso pianerottolo. Un messaggino spedito attorno alle 21 di mercoledì, un'ora dopo aver lasciato la casa della mamma finito il lavoro. Tre parole: «Sono stata parità». Nessun senso, e infatti l'amica ha pensato a un errore. Ma se sul telefonino si digita la parola «rapita» con la scrittura veloce (il cosiddetto T9), apparirà «parità». Dunque Iole voleva dire «Sono stata rapita». Se era già prigioniera, avrà scritto l'sms di nascosto senza rileggerlo. Qualche ora dopo, il telefonino della donna non ha dato più segnali. Scarico? Abbandonato? Distrutto?
C'è poi la strana mancanza di una bottiglia d'acqua da un cartone da sei in garage. Ieri mattina i carabinieri hanno effettuato un sopralluogo con i cani che hanno fiutato tracce della presenza di Iole che si fermavano lì, proprio accanto ai recipienti avvolti nel cellophane. Segno che la donna prima di sparire era scesa in garage, ma anziché prendere la confezione da sei aveva estratto solo la bottiglia centrale. Forse chi l’ha portata via la aspettav là sotto. Di certo Iole mercoledì sera non è salita a casa: i suoi due gatti sono rimasti senza cibo.
L'auto è stata trovata in una zona periferica, isolata, a oltre un chilometro da via Forche; in un piccolo posteggio privo di illuminazione e circondato da cassonetti dei rifiuti. Un posto, dicono in città, dove vanno le coppiette. La Fiesta grigia era parcheggiata con cura, chiusa.
L'avvocato Quintavalle ha rivolto un appello «a chiunque abbia notizie o possa essere implicato»: dopo poche ore ha ricevuto una chiamata con informazioni - sembra non decisive - subito girate ai carabinieri.
I genitori sono prostrati. Ma anche ieri lo studio del notaio Tassitani ha lavorato come sempre.
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