Rasero condannato a 26 anni di carcere I giudici riaprono le indagini su Katerina

Rasero condannato a 26 anni di carcere I giudici riaprono le indagini su Katerina

Quel cuoricino non batte più da quella maledetta notte tra il 15 e il 16 marzo scorso. Quegli occhioni si sono chiusi in uno squallido monolocale, pieno più di cocaina che di sesso, al residence Vittoria di viale delle Palme a Nervi. Il ciucciotto di Ale si trova nella piccola bara bianca al cimitero di Staglieno.
Per la tragica fine di Ale la giovane mamma, Katerina Mathas, dopo un paio di settimane in galera, è stata liberata dalla Procura genovese, ma adesso dovrà vedersela pure lei con i giudici che hanno deciso di riaprire le indagini per concorso in infanticidio pure su di lei. Il suo ex compagno di disavventure, il broker Antonio Rasero, 29 anni, è rimasto sempre rinchiuso in una cella di Marassi. E vi resterà ancora per un bel po'.
Ieri la Corte d'Assise di Genova, presidente Massimo Cusatti, lo ha condannato a 26 anni di carcere per il concorso nell'omicidio del piccolo Ale. I suoi avvocati, Andrea Vernazza e Romano Raimondo, hanno già annunciato il ricorso in Appello: «L’impostazione del pm è stata fatta a pezzi». La madre di Rasero, che nelle scorse settimane aveva raccolto decine di firme a favore del broker, alla lettura della sentenza è stata colta da malore. La donna è svenuta ed è stata soccorsa dai famigliari: «Lui non c’entra è stata lei».
«Sono qui per ribadire la mia innocenza - aveva detto poco prima Rasero - Non ho ucciso Alessandro». Quando però il giovane ha ascoltato la condanna a 26 anni, è rimasto di stucco e non ha aperto bocca. Il suo piglio sicuro si è spento in un batter d'occhio. Tanto che non ha avuto nemmeno la forza di reagire con un commento ed è stato subito portato via, scortato dagli agenti della polizia penitenziaria, sul furgone blindato. Destinazione Marassi.
«Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza - si è limitato a dire il pm Marco Airoldi - per capire meglio la decisione della Corte».
La decisione è arrivata ieri poco dopo le 19, anche se la si aspettava nel primo pomeriggio. La discussione in camera di consiglio è andata oltre il previsto, otto ore, anche perché se da un lato la condanna è stata dura, dall'altro i giudici hanno accolto alcune richieste della difesa e hanno respinto un'importante parte dell'impianto accusatorio del pm. La Corte d'Assise ha infatti negato l'ergastolo e ha escluso le aggravanti dei futili motivi, della crudeltà e delle sevizie. Ma soprattutto non ha escluso le presunte responsabilità di Katerina Mathas oltre a quelle per le quali è stata liberata e finora indagata: abbandono di minore aggravato dalla morte. Un reato che prevede fino a otto anni di reclusione.
Come hanno ricordato i giudici, Rasero è stato giudicato colpevole a titolo di «concorso» e le toghe hanno quindi ordinato la trasmissione degli atti in Procura per procedere pure contro la madre del piccolo Ale. Dal punto di vista tecnico si tratta di una «vittoria» da parte degli avvocati della difesa che avevano dipinto come «monco» il processo a carico del solo Rasero.

Ora si punta tutto sul processo d'appello in cui non mancheranno ulteriori colpi di scena. Anche perché Katerina Mathas, alla quale non era stato concesso di costituirsi parte civile, nei mesi scorsi ha tenuto tutt'altro che un comportamento da «low profile» ed è apparsa più volte su giornali e televisioni.

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