
I punti chiave
Nei documentari, negli articoli e nei libri che raccontano le vite dei sovrani troviamo con una certa frequenza l’espressione “il peso della Corona”, che rimanda a una vita fatta non solo di privilegi, ma anche di responsabilità e doveri, in cui la libertà e i desideri personali non sono sempre un fatto scontato. Queste parole aderiscono perfettamente all’esistenza e anche alla fine di Re Ludwig II di Baviera (1845-1886). Il sovrano, uomo solitario, eccentrico, ribelle, romantico, ma anche, sembra, preda della follia, morì annegato in circostanze che rimangono ancora oggi un mistero.
Una personalità introversa
Ludwig II ascese al trono quando aveva solo 18 anni, alla morte del padre, Massimiliano II di Baviera. Era il 10 marzo 1864. Amava l’arte, la musica di Richard Wagner e aveva una speciale inclinazione per la poesia, passione che condivideva con la cugina Elisabetta, imperatrice d’Austria, famosa in tutto il mondo con il soprannome “Sissi” (i due erano esponenti del casato Wittelsbach e il fulcro del vincolo di parentela era il nonno paterno di Ludwig II, ovvero Ludwig I, che era anche zio di Sissi, in quanto fratello della madre Ludovica).
Ludwig ed Elisabetta avevano due caratteri simili: entrambi erano ribelli, insofferenti alle regole di corte, a tratti malinconici, sensibili, spiriti liberi. Il Re, in particolare, aveva un temperamento decisamente introverso, molto portato alla riflessione, ma purtroppo non alla politica. Ludwig era quasi totalmente indifferente alle sorti del suo regno e ai suoi doveri, ma fu un mecenate eccezionale, prese sotto la sua ala protettrice l’adorato Wagner e dedicò tutte le sue forze e la sua creatività a uno dei suoi hobby, chiamiamoli così, preferiti: la costruzione di castelli.
Non si sposò mai, ma ci andò vicino. Il 22 gennaio 1867, riporta il sito del Castello Neuschwanstein dove abitò Ludwig, venne reso pubblico il fidanzamento con la duchessa in Baviera Sofia, sorella dell’imperatrice Elisabetta, ma il Re non voleva decidersi a sposarla. Rinviò diverse volte le nozze, fino ad annullarle nove mesi dopo. Secondo quanto spiega Storica National Geographic, Ludwig II avrebbe cercato per tutta la vita di reprimere la sua omosessualità, reputandola contraria ai valori cattolici con cui era stato allevato.
Assistette al declino del suo regno con un atteggiamento quasi apatico. Quando realizzò che la Baviera era diventata una specie di appendice, uno Stato satellite della Prussia la quale, al contrario, si era rafforzata grazie alla politica di Bismarck, Ludwig si arrese agli eventi, come se non riuscisse a trovare dentro di sé una ragione per combattere e non volesse neppure provare a cercarla. Iniziò gradualmente a ritirarsi dalla vita pubblica e si trasferì nel già citato Castello di Neuschwanstein (il primo che aveva fatto costruire, ma che non venne mai ultimato), luogo fiabesco che avrebbe addirittura ispirato Walt Disney per la creazione del celebre castello di Cenerentola.
Un “Re pazzo”?
A ben guardare tutta l’esistenza di Ludwig fu un’antitesi, una lotta senza vincitori né vinti tra la realtà e la fantasia, tra ciò che il giovane monarca doveva essere e ciò che voleva essere. Tra il Re e l’uomo. Il ritiro a Neuschwanstein fu, però, l’inizio della fine per lui. Il suo governo e il popolo non potevano concepire l’idea di un sovrano lontano dalla corte, completamente disinteressato alle sorti del Paese. Un Re vivo, ma morto dal punto di vista politico, esistente, ma fisicamente assente, lontano, irraggiungibile, sprofondato nei suoi sogni e nelle sue angosce.
Ludwig, infatti, sprofondò lentamente nelle sue ossessioni e nella melanconia, ricreando nella sua mente un mondo di cui era sovrano assoluto e in cui nulla poteva scalfirlo. Una dimensione parallela, perfetta in cui lui poteva diventare l’incarnazione di Parsifal, il personaggio del ciclo arturiano che trova il Sacro Graal, dunque l’eroe puro, senza macchia e senza paura, diremmo noi oggi. Ludwig, precisa il sito del Castello di Neuschwanstein, si identificava totalmente con Parsifal. Non a caso Wagner dedicò proprio a questo popolare cavaliere delle leggende medievali la sua ultima opera, “Parsifal”, appunto, andata in scena nel 1882. Non solo: sembra che il famoso compositore si rivolgesse al Re di Baviera chiamandolo proprio con il nome dell’eroe.
Questa non fu certo l’unica stranezza del Re. Stando agli aneddoti tramandati dalle fonti il sovrano aveva preso l’abitudine di dormire di giorno, quando tutti gli altri erano impegnati nelle loro mansioni quotidiane e restare sveglio la notte, nel momento di massimo silenzio, in cui poteva restare solo, libero di elaborare le sue illusioni. Sembra, inoltre, che tra i suoi idoli vi fosse la regina Maria Antonietta. Ludwig si fece costruire una statua della sfortunata sovrana e ogni volta che le passava davanti, dicono le biografie, si fermava qualche secondo per accarezzarle una guancia.
Il sito del Castello di Neuschwanstein sostiene anche che il sovrano avesse ordinato alla servitù di apparecchiare il suo tavolo per tre o quattro persone, sia a pranzo, sia a cena, benché fosse sempre solo durante i pasti. Ludwig, infatti, avrebbe creduto di essere circondato dai personaggi più illustri della corte francese del Seicento e del Settecento, ovvero Luigi XIV, Luigi XV e le rispettive favorite, Madame de Maintenon e Madame Pompadour, con cui intratteneva conversazioni immaginarie.
Stanchi di tutte queste stranezze i ministri avrebbero organizzato quella che per alcuni sarebbe stata una vera e propria congiura. Nel giugno 1886, riporta Storica National Geographic, avrebbero divulgato un documento medico in cui veniva dichiarato che Ludwig II era pazzo e, di conseguenza, incapace di governare. Solo che questa diagnosi sarebbe stata formulata senza ricerche approfondite sul reale stato di salute del Re. Nessun dottore lo avrebbe mai visitato. Per questo motivo, oggi, il resoconto psichiatrico è considerato poco attendibile, più che altro una strategia politica per eliminare un monarca diventato scomodo.
Ludwig sarebbe stato davvero eccentrico, ma questo non significa che fosse effettivamente folle, al punto da essere incapace di intendere e di volere e non in grado di regnare sulla Baviera. In ogni caso il referto offrì al governo il pretesto per dichiararlo inadatto al suo ruolo, arrestarlo il 10 giugno 1886 e farlo trasferire nel Castello di Berg, che divenne la sua prigione. La reggenza venne assunto dallo zio del sovrano, il principe Leopoldo (Ludwig aveva un fratello, Ottone, che non poté diventare reggente a causa di una seria malattia mentale che lo accompagnò per tutta la vita).
L’ultimo giorno
Il 13 giugno 1886 Ludwig volle fare una passeggiata attorno al lago Starnberg. Lo accompagnò lo psichiatra Bernhard von Gudden, suo medico personale. Dopo molte ore, però, i due non erano ancora rientrati. Il personale del Castello si mobilitò per cercarli, invano. A notte fonda vennero ritrovati apparentemente annegati nel lago. Secondo la teoria ufficiale, riportata ancora da Storica National Geographic, si sarebbe trattato di un omicidio-suicidio: il Re, in preda a un raptus, si sarebbe ucciso, ma prima avrebbe eliminato il medico, che tentava di farlo desistere dai suoi propositi.
Questa versione potrebbe persino risultare credibile se non fosse per due dati fondamentali: l’autopsia sul corpo di Ludwig non avrebbe riscontrato la presenza di acqua nei polmoni e Ludwig era un nuotatore esperto. In più alcuni testimoni avrebbero affermato di aver sentito degli spari proprio quel pomeriggio. Ludwig, poi, non avrebbe mai manifestato pensieri suicidi. Quest’ultimo è, forse, il dettaglio più labile, ma è necessario tenerne conto lo stesso.
La congiura
I risultati dell’autopsia spinsero l’opinione pubblica dell’epoca verso l’elaborazione di un’altra ipotesi: la Germania potrebbe aver ordito un complotto (non è chiaro quanto ne sapessero i ministri di Ludwig, ma non è escluso che ci fosse un accordo con i tedeschi) per portare definitivamente la Baviera nella sua sfera d’influenza. Un indizio di questa presunta congiura starebbe nell’avanzamento di grado, piuttosto sospetto, del capo stalliere e, pare, amante del Re, Richard Hornig, che improvvisamente ottenne un titolo nobiliare. Fu la ricompensa per il suo coinvolgimento nella morte di Ludwig? Forse non lo sapremo mai.
Storica National Geographic racconta anche un altro fatto sorprendente ma, purtroppo, non provato: nel 2007 il banchiere Detlev Utermöhle avrebbe raccontato di aver visto, da bambino, la contessa Josephine von Wrbna-Kaunitz (1896-1973), che si occupava della gestione patrimoniale di un ramo del casato Wittelsbach, mostrare in società la giacca che Ludwig avrebbe indossato il giorno della morte, sulla quale sarebbero stati visibili due fori di proiettile.
Di questo aneddoto, però, esistono due versioni riportate dal Der Spiegel: nella prima la contessa avrebbe mostrato un gilet con due buchi e una giacca e un cappotto integri. Nella seconda, invece, troviamo un cappotto di lana grigio con i due fori. Impossibile sapere quale sia la versione corretta (o se vi siano altre varianti), poiché le presunte prove sarebbero andate distrutte nell’incendio della dimora della contessa, nel 1973.
Un enigma
Ludwig potrebbe essere stato ucciso in una congiura. Sia il governo bavarese, sia la Germania avevano un forte movente politico. Non è escluso, però, che sia stato proprio lui a uccidere il medico nel tentativo di fuggire. Oppure Ludwig potrebbe aver cercato di scappare, magari braccato dai congiurati, i quali avrebbero ucciso lo psichiatra per impedirgli di raccontare la dinamica dei fatti. Quest’ultima teoria sulla morte del dottore rimarrebbe valida anche nel caso in cui il Re non avesse mai avuto intenzione di fuggire e fosse stato colto di sorpresa dai suoi presunti assassini.
C’è anche la possibilità che von Gudden fosse un complice di Ludwig e che questi abbia ritenuto opportuno sbarazzarsene per coprirsi un’eventuale fuga e poi sia stato raggiunto dai congiurati (questo spiegherebbe i fori di proiettile, anche perché risulta poco credibile che un bravo nuotatore come il sovrano sia morto annegato). Forse potremmo ancora scoprire la verità. Basterebbe una nuova autopsia sul corpo di Ludwig. I Wittelsbach, però, avrebbero sempre rifiutato di effettuare nuovi esami, specifica Storica National Geographic.
La morte di Re Ludwig II di Baviera, quindi, sembra destinata a rimanere un enigma. In un certo senso si realizzerebbe il desiderio del monarca che, citato dal sito del Castello di Neuschwanstein, disse: “Voglio rimanere un eterno mistero, per me e per gli altri”.