
Gentile Direttore Feltri, il governatore De Luca ha espresso costernazione per il fatto che Martina Carbonaro, quattordicenne uccisa dall'ex di 19 anni ad Afragola, avesse solo 12 anni quando si fidanzò con Alessio Tucci. Per questo De Luca è stato attaccato dalle femministe che hanno letto nelle sue parole, quelle in cui invitava i genitori a non fare i coetanei o gli amici dei figli ma a vigilare su di loro, una forma di giustificazione dell'assassino. Ma per me ha ragione il presidente di Regione Campania: non è normale che una dodicenne stia con un maggiorenne e che i familiari non intervengano. Si tratta di una relazione pericolosa a prescindere, quantunque non abbia l'epilogo peggiore, come in questo caso.
Lei cosa ne pensa?
Mario Siano
Caro Mario,
non posso non concordare con il presidente campano De Luca, il quale non ha affatto inteso fornire alibi o attenuanti all'assassino né tantomeno attribuire qualche responsabilità alla vittima, che, lo ricordiamo, è stata ammazzata a sassate ed è morta dopo una terribile agonia. Un crimine atroce che non può essere giustificato in alcun modo, sia chiaro. Chi mai si sognerebbe di assolvere in qualche maniera l'omicida? Egli ha agito con lucidità, freddezza e spietatezza. Ha lapidato Martina perché ella lo aveva lasciato.
Però una tragedia di questo tipo deve anche indurci a riflettere e a correggere alcuni nostri usi e le storture che caratterizzano la società attuale. Una di queste è sottolineata da De Luca. Mi riferisco al vizio diffuso dei genitori di non vigilare più sui figli, di non imporre loro limiti, di non esercitare sulla prole controllo, azioni vissute alla stregua di atti di coercizione e di abuso e non come sacri e inderogabili doveri genitoriali. A 12 anni non si è che bambini e a quella età non ci si può fidanzare con un quasi maggiorenne, una bimba di 13 anni non può accompagnarsi ad un diciottenne. E ove questo accada siamo davanti peraltro ad un illecito, ovvero ad un reato. E questo non lo sostengo io, Vittorio Feltri, ma il codice penale, il quale fissa l'età del consenso a 14 anni. La fanciulla ne aveva 12 quando si mise con Alessio. Si ritiene che prima dei 14 anni il minore non sia in grado di scegliere volontariamente e consapevolmente circa la propria sessualità, ovvero non sia capace di esprimere il proprio consenso. Ne deriva che prima dei 14 anni non si può considerare valido il consenso dato da un minore, dunque che avere un rapporto sessuale con un individuo di età inferiore ai 14 anni è illegale. Dove stava la famiglia di Martina? Perché non ha preservato la bambina da un reato compiuto ai suoi danni da quello che dopo due anni sarebbe diventato il suo assassino? Perché ha permesso che Martina fosse addirittura fidanzata con un maggiorenne?
Domande scomode, spiacevoli, dolorose, ma che vanno poste.
Oggi babbo e mamma, in generale, spesso per pigrizia o per inettitudine allo svolgimento dei compiti che gravano su di loro, quindi anche per senso di irresponsabilità, concedono un eccesso di libertà ai figli, che diviene assenza di regole e di controllo. Si crede che amare la prole significhi consentire tutto, eppure è l'esatto contrario: amare le creature che si mettono al mondo vuol dire fornire loro non solo il pane e una casa, ma anche e soprattutto regole, di cui i fanciulli hanno estremo bisogno. Le regole rappresentano una forma di amore, sono ciò che permette ai ragazzi di imparare a muoversi in questa giungla e pure ciò che li tutela. Essi non sanno cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, cosa sia bene e cosa sia male. Occorre che i genitori, sebbene questo comporti fatica e frustrazione dato che gli adolescenti si ribellano facilmente, dicano no, fissino confini, pongano divieti, puniscano quando quelle proibizioni o quelle norme non vengono osservate. Punire non implica il ricorso alla violenza, bensì aiutare il giovane a capire che ogni comportamento ha conseguenze. Quello di cui sto parlando si sintetizza bene nel verbo educare. Chi lo fa più?
Martina ha vissuto una relazione con un ragazzo adulto, maggiorenne, quando aveva solo 12-14 anni. Era già vittima di un reato. E lo è stata a lungo. Una esperienza precoce, per affrontare la quale ella non disponeva degli strumenti adeguati. Chi avrebbe dovuto proteggerla dai rischi che un rapporto di questo tipo comporta? Coloro che ne avevano la patria potestà, chiamata oggigiorno responsabilità genitoriale. Non sto dando la colpa ai genitori. L'autore di questo crimine è uno soltanto e ha un nome preciso: Alessio Tucci. Tuttavia, spero che questo delitto induca molti genitori ad aprire gli occhi e ad interessarsi di più a cosa fanno, chi frequentano, dove vanno, con chi stanno i loro figli, che a volte non sono che estranei che essi stessi hanno dato alla luce e che vivono sotto il loro stesso tetto.
Non abbiate paura di vietare.
Non temiate di fare i genitori. E ripeto: la relazione tra una dodicenne e un maggiorenne è a tutti gli effetti illegale. Avrebbe dovuto essere proibita e il ragazzo avrebbe dovuto essere denunciato. In un mondo normale.