
Domani la Commissione giuridica del parlamento europeo affronterà il caso di Ilaria Salis, la giovane maestra milanese che nel 2023 è finita in carcere in Ungheria con l'accusa di lesioni gravi ai danni di due attivisti di estrema destra. Dopo la sua elezioni al parlamento di Strasburgo nelle file di Alleanza Verdi e Sinistra, la Salis ha ottenuto la libertà (era in quel momento ai domiciliari nella capitale magiara). In seguito il Tribunale della capitale ungherese ha richiesto la revoca dell'immunità parlamentare. Domani, dunque, la Commissione giuridica di Bruxelles discuterà il suo caso nel corso della sessione a porte chiuse dedicata proprio alla revoca delle immunità parlamentari (tra gli altri casi anche quello delle due eurodeputate dem Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti sotto indagine della Procura federale della capitale belga per il cosiddetto «Qatar gate»).
La Commissione giuridica non dovrà votare la richiesta di revoca (che spetterà poi all'Aula), bensì discutere soprattutto su due temi. Il primo riguarda il reato. È stato commesso dalla Salis prima della sua elezione al parlamento di Strasburgo. I fatti risalgono al febbraio del 2023 nella capitale ungherese, durante uno scontro tra antagonisti e neonazisti nel corso del cosiddetto «Giorno dell'onore», quando le formazioni di estrema destra si riuniscono a Budapest per ricordare il tentativo (fallito) della Wehrmacht di fermare l'entrata in città delle truppe sovietiche.
La Salis è stata arrestata subito dopo i fatti ed accusata di lesioni gravi ai danni di due manifestanti. La stessa maestra milanese ha rifiutato il rito abbreviato del processo e il patteggiamento a 11 anni di carcere. Dopo quindici mesi passati in custodia cautelare le sono stati concessi nel maggio del 2024 i domiciliari nella capitale ungherese. Per l'accusa di lesioni gravi la Salis rischia una pena molto alta: fino a 20 anni di carcere. L'altro tema sul quale la commissione è chiamata ha discutere riguarda proprio le garanzie di trasparenza e terzietà che il Tribunale di Budapest deve offrire. Il tema, insomma, è quello sui diritti dell'imputato per un giusto processo. Al tempo del suo arresto, infatti, furono avanzati molti dubbi sul rispetto dei diritti umani. Hanno fatto molto discutere, d'altronde, le immagini della Salis tradotta in aula con le catene alle caviglie e ai polsi durante le prime fasi processuali.
Poco più di un mese dopo aver ottenuto i domiciliare la Salis è stata eletta nell'Europarlamento con 165mila voti di preferenza nella lista di Alleanza Verdi e Sinistra. Stessa lista che ha visto eleggere anche Mimmo Lucano.
Le sue prime parole da eurodeputata sono state ovviamente di felicità e commozione («Non riesco ancora a crederci né a descrivere la mia emozione. Non potrò mai ringraziare abbastanza tutte le persone che mi hanno sostenuto. Il mio primo pensiero va a tutte le persone detenute in Italia e all'estero e ai loro diritti. A chiunque combatte per la libertà e l'uguaglianza e si trova a subire ingiustizie»).
Nel corso del suo primo anno di da eurodeputata la Salis ha saputo sorprendere i suoi stessi compagni di partito con dichiarazioni a favore delle
occupazioni abusive, così come Carola Rackete, l'attività ambientalista eletta nelle file del partito di sinistra tedesco Die Linke, ha spiazzato i suoi colleghi europarlamentari votando a favore dell'invio di armi all'Ucraina.