Il re Mida delle star fra mille successi e qualche cambiale

La vita sempre sopra le righe di Lele Mora: la gavetta da parrucchiere, gli scandali all’epoca di Maradona, i debiti e l’ impero di divi e vallette

da Milano

Prendete Lele Mora e scoprite la realtà double face. Calda in televisione, gelida in tribunale. Lui sostiene di «generare 50 milioni di euro» all’anno con le sue società di spettacoli e la scuderia di oltre cento piccoli e grandi vip. Poi scopri che si è fatto protestare tre cambiali per oltre 15 mila euro: gli guastarono San Silvestro 2002. Sì, è un genio. Crea personaggi per il cinema e la tv, sconvolge palinsesti e copertine. Ecco Costantino, signori voilà Simona Ventura. Persino Walter Nudo, Sabrina Ferilli docet. Ancora Nancy Brilli, Natalia Estrada, Anna Falchi, Luisa Corna, Daniele Interrante e Emanuela Folliero. Poi si circonda di harem, seguito da codazzi, velinette dell’ultima periferia catodica che dividono poco, anzi nulla con arte e drammaturgia. Dice che nel lavoro servono «onestà, sincerità e non arroganza» ma il fallimento della sua Astor 98, nella cosentina Scalea, gli ha fatto impennare a «elevata» l’insolvibilità indicata dalle Camere di Commercio. E come biglietto da visita se ne sono visti di migliori. Per non parlare della sua galassia finanziaria che controlla dai cinque piani casa-ufficio di piazzale Loreto, a Milano e domiciliate a Treviglio, in provincia di Bergamo. Fanno tutte capo alla lussemburghese Feva investments Sa, creata nel maggio 2000, ad eccezione della società cinematografica che divide con il figlio del faccendiere Flavio Carboni. La sede in Lussemburgo offre qualche trattamento fiscale privilegiato e la privacy grazie a due finanziarie, la Cardale Overseas e la Taswell investments, che la controllano dalle isole Vergini Britanniche. Come se non bastasse, Mora ha individuato un ulteriore studio fiduciario con sede a Lugano per blindare i suoi affari esteri. Perchè? Se si guarda il giro d’affari si rimane delusi: la sua Lm Management sforna 8,4 milioni di ricavi mentre la sorella Lm Entertainment si ferma a 404 mila. Più consistenti le immobiliari Giulia e Diana, oltre 700 mila euro, dove i due figli rappresentano papà Lele altrove troppo indaffarato.
Il capitolo della droga, poi, è quello più delicato. Oggi Potenza indaga per traffico di stupefacenti, con ipotesi che fanno tremare. Si vedrà se le accuse hanno qualche consistenza o Woodcock segnerà una sconfitta investigativa. Ma già in passato, nei formidabili anni ’80, per i festini alla polvere bianca di Maradona, Caniggia e Patty Pravo, Mora finì persino in carcere. Sul tema giura di odiare qualsiasi stupefacente. «Se vedo qualcuno che sniffa mi incazzo come una iena. Ho cacciato via artisti e non li ho più voluti. Sono contrario». Double face.
Oggi gli crolla il mondo addosso. Con gli scatti che rischiano di farlo cadere giù dal piedistallo di Mister 20%, re della tv, agente di vip, calciatori, soubrette e giornalisti. Persino quelli dove lui, allo stato, davvero non c’entra niente. Come quelle tre fotografie che ritraggono Adriano con accanto due splendide ragazze durante una festa sul lago di Como. Un giovane si imbucò al party e con il telefonino inquadrò la serata del calciatore. Dopodichè chiese 150mila euro per non farle pubblicare. Tanto che partì la prima, di una serie di denunce per estorsione ora valutate da Woodcock.
Insomma quel mondo di denaro e cartapesta oggi vacilla. E persino la Sardegna gira i fari di luce. Bastava vedere quest’estate con la voce sempre più forte di chi tra Porto Cervo e Porto Rotondo cerca nuovi spazi, «né con Soru, né con Mora». Ma lui se ne frega. Invidia, tutta invidia. Per le sue due ville accorpate, 19 stanze, 25 frigoriferi. Per il jet che sposta la tribù degli amici tra Ibiza e la Sardegna. Per il parco macchine sempre a disposizione. Per la festa dei cinquant’anni durata una settimana, vissuta in tre tappe, albe comprese. «C’erano tutti, ma proprio tutti». E se in quel tutti non ci sei, vali zero. E anche un po’ meno. Coccola chi vuoi e disprezza chi ha prezzo. Deve essere andata così per questo ex pizzaiolo veronese con un passato persino di aiuto coiffeur da un amico compaesano. Dove però, sia chiaro, non infilava i caschi per la permanente ma faceva Pr. Che non vuol dire Pranzi & Rinfreschi, ma affari. Solo affari. Del resto è proprio lì dal coiffeur Pasquale che Lele sorride ai clienti, i primi vip, calciatori e consorti. Anni Ottanta, Pablito Paolo Rossi, Maradona, Troglio, Caniggia. Indimenticabili scorpacciate di porcini, cene lungo il Garda, e tavoli angolari al Sesto Senso discotecone della pianura padana. Porta apre porta, la prima è Loredana Bertè che firma il mandato poi la Nannini e via avanti sino ai tre mesi dietro le sbarre per cocaina. «Ma non c’entravo niente, solo confusione di ruoli», spiegherà dopo. E oggi? Sulle sue impronte si è messo uno come Woodcock. Certo un magistrato criticato, in parte persino contestato. Uno che firma sempre inchieste da prima pagina.

Destinate talvolta a perdere pezzi per competenza, a rimpicciolirsi come seta lavata a 90 gradi. Ma di certo Woodcock non mollerà la presa. E dopo lo scandalo tragicomico di Vittorio Emanuele, il festival delle intercettazioni dell’Italia spiona, che origlia, è garantito.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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