Rebus nella Banca d'Italia Ecco chi vince e chi perde per il dopo Draghi

Il direttore generale del Tesoro Grilli e Saccomanni sono i favori­ti, nella corsa alla presidendenza di Bankitalia. Lorenzo Bini Smaghi l’outsider. Ma dietro alle schermaglie procedurali e alla campagne romane, c’è un interesse molto più forte di quanto emerga, da parte delle banche

Rebus nella Banca d'Italia 
Ecco chi vince e chi perde  
per il dopo Draghi

A metà della riunione il membro anziano del Consiglio superiore del­la Banca d’Italia ha pregato Mario Draghi, Fabrizio Sacco­manni e Anna Maria Taranto­la di uscire dalla stanza. E ha iniziato a leggere la lettera in­viata dal presidente del Consi­glio. Nessun nome per la suc­cessione di Mario Draghi, la carta intestata di Pa­lazzo Chigi conteneva piuttosto la richiesta di un’indicazione. E così non va. I tredici saggi, che come unico obbligo curriculare hanno quello di non fare politica e di non essere presenti in alcun consiglio di amministrazione di banca, hanno ri­spedito la lettera al mittente ribaltando la richie­sta e chiedendo a Berlusconi di fare un nome, pos­sibilmente prima della prossima riunione che si terrà il 19 luglio.

Il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli e il direttore generale di Bankitalia sono i due favori­ti. Lorenzo Bini Smaghi l’outsider. Ma dietro alle schermaglie procedurali e alla campagne romane, c’è un interesse molto più forte di quanto emerga, da parte delle banche. Praticamente tutti i commentatori si sono esercitati nel raccontare i rapporti di Grilli con Tremonti e l’insistenza di quest’ultimo per favorire il suo massimo dirigente. Cosa vera e giusta. Ma la spezia più sapida è che gran parte del sistema creditizio italiano è ben felice della nomina di Draghi alla Banca centrale europea, anche perché lascia la guida della vigilanza bancaria italiana. Popolari, piccole e grandi banche, a mezza bocca dimostrano una certa insofferenza nei confronti di un governatore che in pubblico non si può che celebrare. D’altronde banchieri e uomini di finanza hanno una caratteristica piuttosto spiccata e comune: tanto aggressivi e coraggiosi nel proprio business, quanto pavidi nelle loro prese di posizione pubbliche.

Con l’ultima manovra hanno rischiato grosso e praticamente nessuno di loro ha fatto una dichiarazione pubblica: meglio agire in privato, evidentemente. Ma ritorniamo ai fatti nostri. Draghi, il grande governatore, non è amato dai suoi controllati: come peraltro dovrebbe essere fisiologico in un rapporto sano tra Authority e vigilati. Le banche in estrema sintesi gli rimproverano un’attenzione eccessiva al patrimonio, alla solidità del sistema, ed una sottovalutazione dei ricavi, dell’efficienza economica degli Istituti. Per le banche, senza renderla troppo difficile, il patrimonio costa e si mangia uti-li: occorre trovare un giusto equilibrio tra solidità ed efficienza economia. Draghi, da parte sua, sembrerebbe sponsorizzare come suo successore, Saccomanni.

Il tema è che però Saccomanni e a seguire la temutissima donna della Vigilanza, Tarantola, rappresenterebbero la continuità di Draghi e un ticket dunque non così gradevole per il sistema creditizio. Sia chiaro la Zuppa non tifa e si limita a riportare qualche scampolo (e qualcosa di più) di conversazione. Il pallino lo ha in mano solo il presidente del Consiglio. Un pallino che può andare in tre buche. 1. Aspettare e rimandare a dopo l’estate.Tenere così Tremonti sul fuoco. 2. Accontentare la struttura interna, le banche, forse anche il Quirinale, e dare al tempo stesso un colpetto al suo ministro dell’Economia,nominando Saccomanni. 3. Proporre Grilli e stabilire così una tregua con il divo Giulio. Mettiamola diversamente. Grilli governatore della Banca d’Italia sarebbe un grande successo per Giulio Tremonti che ha in lui uno degli uomini più fidati (se la batte solo con Vincenzo Fortunato, il capo di Gabinetto che lo segue dal 1994), per i banchieri più istituzionali (Bazoli, Guzzetti e Mussari tra tutti).

Una successione Saccomanni sarebbe una vittoria per Draghi e per la struttura interna (

che salirebbe tutta di un gradino) e un segnale forte di Berlusconi al suo ministro dell’Economia. Le banche farebbero ovviamente finta di nulla. E l’outsider?Più facile Visco,l’attuale vice direttore, di Bini Smaghi.

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