Il record di Lettere chiusa per 10 giorni

Che lottatori i trecento docenti della facoltà di lettere dell’Università di Pisa. Infaticabili quando c’è da protestare, compatti come un sol uomo se è l’ora di scioperare. I battaglieri docenti dell’antico e prestigioso ateneo stanno tenendo duro nella lotta contro gli odiati tagli ai bilanci dell’istruzione universitaria da giorni e giorni. Due settimane fa hanno sospeso ogni forma di insegnamento per una settimana. La settimana dopo altri tre giorni di astensione dal lavoro. Per trovare una simile resistenza bisogna risalire come minimo alle grandi lotte operaie del ’900 in Inghilterra, che certamente i prof ben conosceranno. Sembra però che la loro ispirazione non sia proprio quella. Tra i metalmeccanici britannici e i docenti pisani c’è infatti una differenza di fondo: i primi si riducevano alla fame per proseguire lo sciopero, i secondi bloccano le lezioni ma continuano a percepire lo stipendio.

Il meccanismo è lo stesso descritto in altri articoli in questa pagina: il consiglio di facoltà, in cui i professori sono in maggioranza, o il preside, deliberano la sospensione delle attività didattiche, per cui la facoltà chiude. Quindi, i giorni di lavoro non effettuati ufficialmente non sono imputabili alla volontà dei docenti. E lo stipendio resta integro.

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