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Referendum Porcellum, Di Pietro contro le toghe E la base lo critica

Il leader Idv sempre rispettoso della casta dei giudici, adesso critica la Consulta e parla di decisione politica e non giuridica. Ma la sua metamorfosi fa scoppiare la polemica. E i militanti del partito lo contestano

Referendum Porcellum, Di Pietro contro le toghe E la base lo critica

Magistratura politicizzita, scempio di democrazia, deriva antidemocratica, rischio di regime. Chi l'avrebbe mai detto che a pronunciare questa parole sarebbe stato un difensore, nonché ex appartenente alla casta dei giudici, come Antonio Di Pietro? Eppure è successo.

La decisione della Corte costituzionale che ha dichiarato inammissibili i due quesiti del referendum sulla legge elettorale ha mandato su tutte le furie l'ex pm. Al punto da fargli fare una piroetta che ha destato scalpore, non solo nel mondo politico, ma anche nella sua base elettorale.

"L’Italia si sta avviando lentamente ma inesorabilmente verso una pericolosa deriva antidemocratica, manca solo l’olio di ricino". E poi ancora: "Oggi la Corte Costituzionale è arrivata addirittura al punto di impedire al popolo italiano di scegliere quale legge elettorale vuole, la scelta sul secondo quesito non ha nulla di giuridico o costituzionale ma solo politico e di piacere al Capo dello Stato e alle forze politiche di una maggioranza trasversale e inciucista. Una volgarità che rischia di diventare regime se non viene fermata dal popolo con il voto".

Infine, il solito invito a manifestare perché "ha vinto la vecchia partitocrazia perciò è tempo di scendere nelle piazze per una protesta attiva della società civile che non può assistere a un regime". Insomma, sembra passata tanta acqua sotto i ponti, da quando il leader dell'Idv esprimeva rispetto nei confronti dei giudici della Consulta.

Il 10 gennaio scorso, a proposito della sentenza sul legittimo impedimento, Di Pietro dichiarava: "Qualunque sia la decisione della Consulta la rispetteremo. Sappiamo però che decide solo sulla legittimità ma ci sono valutazioni di eticità e moralità che non competono alla Corte ma a tutti gli italiani''.

O quando addirittura circa quattro anni fa (era il 4 luglio 2007), l'ex pm di Mani pulite si era autonominato unico difensore della categoria dei magistrati. "Il governo ha il dovere di lasciar lavorare i magistrati e mi dispiace, invece, di essere stato lasciato da solo nel difenderli", aveva ostentato il leader Idv, commentando la presa di posizione del Csm sulle intercettazioni dei magistrati e sull'operato dei servizi segreti. Per tornare poi ad appena due anni fa quando, nel 2009, diede del "matto" a Silvio Berlusconi, reo di essersi scagliato contro la Consulta e di "non avere rispetto per le istituzioni".

Oggi, la storia si inverte. E ad accusare Di Pietro è Bersani. Il leader del Pd ha infatto stigmatizzato le parole dell'ex pm, chiosando: "Di solito è Berlusconi a parlare in questi termini della Consulta...". Ancora più duro il deputato Pd, Francesco Boccia, che ha scritto su Twitter: "La legge elettorale va assolutamente cambiata ma con l’attacco al Capo dello Stato e alla Consulta Di Pietro dimostra di essere un analfabeta delle istituzioni".

Ma a protestare contro Di Pietro ci hanno pensato anche i suoi stessi elettori. Che sulla pagina Facebook del politico hanno biasimato le esternazioni del leader Idv. "Sei come Berlusconi”; "Da ex magistrato dovresti rispettare la decisione della Consulta”; "Non c’è nessuna deriva antidemocratica”; “Ti ho sostenuto per anni. Adesso è il momento di dirti addio"; "Usa il cervello e non fare il populista”; “Parli come Berlusconi” e via dicendo. Insomma, sembra quasi che Di Pietro si sia accorto che forse i giudici non operano tutti allo stesso modo.

Di sicuro c'è che la sua metamorfosi non ha fatto breccia tra i suoi sostenitori.

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