Ognuno di loro porta sulle spalle dieci chili di esplosivo. Sono in milleottocento, tutti a piedi: non c'era altra possibilità per arrivare. Molti sono soldati dell'Esercito popolare di liberazione; altri appartengono alle forze di polizia. Si dirigono verso Tangjiashan, dove le acque del lago formatosi dopo il terremoto del 12 maggio scorso stanno raggiungendo il livello di guardia al ritmo di due metri al giorno. Dal cielo, i Mig-26 dell'aviazione russa calano i bulldozer e i macchinari che servono per drenare l'acqua dal lago. Devono agire in fretta: a rischio di inondazione ci sono i centri di Beichuan e Mianyang, già messi duramente alla prova dal terremoto che il 12 maggio scorso ha colpito la provincia del Sichuan, nel sud-ovest della Cina. La forte scossa di assestamento di domenica scorsa ha peggiorato la situazione, già di per sé grave: le acque sono arrivate a un'altezza di 723 metri, soltanto 29 metri in meno del punto più basso della diga.
Le autorità cinesi temono un «secondo disastro» e le popolazioni della zona sono state evacuate già da mercoledì, per lasciare spazio ai soldati. Il loro compito, ora, è quello di svuotare gradualmente il lago formato da 128 milioni di metri cubi d'acqua. Un compito non facile, date anche le cattive condizioni atmosferiche della zona che non permettono agli elicotteri una buona visibilità. Interpellato dal quotidiano China Daily, il ministro delle Risorse idriche, Chen Lei, ha ringraziato pubblicamente i piloti russi: «Abbiamo chiesto aiuto in un momento di difficoltà - ha dichiarato - e loro hanno accettato di aiutarci». La soddisfazione del ministro è evidente: «Ora possiamo finalmente cominciare i lavori».
Intanto, le squadre di soccorso hanno ingaggiato un team di esperti per valutare i rischi dell'operazione. I pericoli non mancano: «Dobbiamo calcolare i rischi prima possibile - spiega il ministro - dal momento che la pioggia ha accelerato l'accumulo di acqua all'interno del lago». Per avere un'idea dell'entità del danno che l'esondazione potrebbe causare, Chen ha chiesto agli esperti di tracciare tre linee rosse sulla mappa della zona per indicare le aree che verrebbero colpite nel caso in cui gli argini naturali del lago non tenessero. Oltre ai piccoli centri già evacuati di Mianyang e Beichuan, quest'ultimo a solo tre chilometri dal lago, altre due località potrebbero essere inondate. Nell'eventualità in cui si verificasse un'esondazione di grosse dimensioni, le acque potrebbero arrivare fino a Chongqing, megalopoli con trenta milioni di abitanti che sorge sulle rive del Fiume Azzurro.
Il lago di Tangjiashan è il caso più grave di sbarramento irregolare del flusso delle acque che si è prodotto nella Cina sud-occidentale, dopo il terremoto.
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