«Referendum sull’acqua» Di Pietro ora cavalca pure gli estremisti del No

RomaUna cosa così non s’era vista nemmeno nel Pci degli anni Settanta. Il Partito comunista, che odiava qualunque cosa si muovesse a sinistra senza il bollino di Guttuso bene in vista, non osava tirare troppo la corda con i movimenti. Mandavano qualcuno, ad esempio il giovane Massimo D’Alema, a trattare con scapestrati ed eretici, ma quando vedevano che non era aria, si ritiravano. Antonio Di Pietro no. Lui il monopolio della sinistra lo vuole e non si ferma di fronte a niente. Il cappello sopra i movimenti dell’arcipelago della sinistra radicale ce lo mette platealmente. E se uno di questi non ci sta, si arrabbia.
L’ultima Opa ostile, il leader di Italia dei valori l’ha lanciata sul movimento contro la privatizzazione dell’acqua. Quelli che oggi manifesteranno contro il decreto del governo sui servizi pubblici. Il tema è di quelli ostici. Tecnico e difficilmente sostenibile da qualcuno che ambisca a presentarsi agli elettori come un moderato, visto che la legge criticata recepisce una normativa europea. E che nel provvedimento del governo in realtà non c’è la privatizzazione dell’acqua.
Ma più che il merito, all’ex Pm interessa la politica. Ieri un indiscreto dell’Espresso riportava la notizia che lo stesso Di Pietro, insieme a Luigi De Magistris, si sono incontrati più volte con i rappresentanti del Forum che oggi si mobilita contro l’acqua privata. I rappresentanti di Idv, riporta il settimanale, si sono detti disponibili a «investire» da 20mila a 200mila euro per sostenere la battaglia contro il decreto del governo e impegnarsi per il referendum annunciato da circa cento movimenti dell’estrema sinistra sul tema. Il tutto in cambio di «potere e visibilità».
Se siano stati offerti soldi per sostenere la campagna in cambio del logo Idv bene in vista alle iniziative del referendum non è chiaro. Ma l’attività di mergers and acquisitions da parte dei due ex magistrati c’è stata eccome. Il fatto è che Di Pietro vuole stare in prima fila. Dentro il comitato promotore del referendum. Non fuori a sostenere discretamente (come facevano e ancora oggi fanno Pd e Cgil). E poco importa che gli anti acqua privata non vogliano partiti in posizioni così evidenti. Il ragionamento dei movimenti radical è razionale. Senza una qualche speranza di prendere consensi in tutti gli schieramenti, compreso il centrodestra, i referendum falliscono per il gioco delle astensioni che dagli anni Novanta non ne fa andare in porto uno. E se quello sull’acqua diventerà un referendum dell’opposizione dipietrista contro il governo, si vaporizzeranno le poche speranze che passi.
Di fronte a queste obiezioni Di Pietro ha dato in escandescenze accusando i movimenti, udite udite, di essere antipolitici. Alla fine dell’incontro non è stato trovato alcun accordo. E Di Pietro, che pure sarà presente alla manifestazione di oggi, ha deciso di non fare partecipare Italia dei valori alla campagna, se non sostenendo il referendum dall’esterno nel corso di manifestazioni di partito. Insomma, anche gli ambientalisti sembrano opporre a Di Pietro la stessa resistenza dei Viola, che in un paio di occasioni importanti (alla loro nascita e quando l’ex Pm ha attaccato il presidente della Repubblica) hanno preso le distanze da Idv.
Ma tutto fa pensare che ci riproverà presto.

In particolare quando si entrerà nel vivo di un altro tema ambientale ben più popolare rispetto a quello un po’ astratto dell’acqua: il ritorno al nucleare. Di Pietro è già pronto a intercettare il malcontento di chi non vuole centrali. E a erodere elettori al Partito democratico.

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