Caro dottor Granzotto,
con la doverosa premessa che non sono un leghista le sarei grato se mi facesse comprendere perché decine e decine di referendum abrogativi risibili, puerili o addirittura contronatura, proposti dai radicali e compagnia cantando sono stati accettati, mentre un referendum sulleuro (ovviamente abrogativo) proposto dalla legge (o ventilato) sia da considerare folle, disdicevole o provocatorio!
Pane al pane, di chi è la colpa se un euro è pari a lire 1936,27 anziché lire 1000/1200 o giù di lì. Ricordiamoci che sul nucleare, il popolo è stato interpellato (o plagiato) su una materia non certo compresa da tutti, ma... sulleuro non cè dubbio alcuno che tutti, ma proprio tutti ne siano consapevoli interessati e coinvolti.
Perché mai, caro Ubezio, le «doverose premesse»? Pensarla talvolta (o sempre, ben inteso) come la pensa la Lega mica è reato, sa? Le dirò di più: non lo è nemmeno pensarla talvolta (o sempre, di nuovo ben inteso) come Rutelli e neanche, se mai ciò dovesse accadere ma ne dubito fortemente, come la pensa Prodi. Stabilito ciò, veniamo ai referendum: configurandosi come accordi internazionali, l'Uem - l'Unione monetaria europea, l'euro -, il Trattato di Maastricht, quello di Nizza o l'allargamento sono esclusi dalla consultazione referendaria e ciò in base all'articolo 75 della nostra Costituzione che recita: «È indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali». Se tuttavia e con un po' di buona volontà si voleva coinvolgere il popolo sovrano nella costruzione dell'Europa, nulla vietava di indire - come ha fatto l'Olanda - un referendum consultivo. O perfino modificare l'articolo 75, faccenda assolutamente lecita, tanto da essere prevista - articolo 138 - dalla Magna Carta (solo la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione: tutto il resto, sì). La Francia, per dire, ha recentemente approvato con 450 voti parlamentari a favore e 34 contrari una modifica costituzionale che rende obbligatorio, dicesi obbligatorio, il referendum su ogni futuro allargamento dell'Unione.
Ma se i cugini francesi pare abbiano messo la testa a posto, da noi certe teste restano dure (o «quadre», la celebre testa quadra del simpatico ed euroinvasato Romano Prodi). In un delirio giacobino quelle teste lì seguitano a invocare la manifattura elitaria dell'Europa europeista, seguitano ad arrogarsi il diritto di decidere cosa a noi sta bene o sta male, cosa ci deve piacere e cosa no. Prenda Mario Monti, l'ex Commissario Ue divenuto una icona dell'eurointegralismo. Riferendosi al «no» francese e olandese ha affermato che «è un esercizio molto astratto e pericoloso di democrazia chiedere ai cittadini di un Paese di decidere, non solo per sé, ma di fatto per 400 milioni di cittadini europei, su un tema obbiettivamente complesso».
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