Anche Facebook si inchina alla lobby gay. Dopo la campagna "arcobaleno" che per settimane ha colorato le foto dei profili di mezzo mondo, ora Zuckerberg cambia le regole del social per compiacere alle richieste di gay e trans.
Di cosa parliamo? Dell'uso degli pseudonimi e dei soprannomi. Fino ad ieri, infatti, a nessuno era permesso nascondere la propria identità dietro un nomignolo. Fino a ieri, appunto. Perché se la voce degli utenti normali nulla può, tutto è permesso a quella delle organizzate comunità Lgbt. Definivano la scelta di Zuckerberg come discriminatoria, e così il social più famoso del mondo si è subito adeguato.
Dietro la scelta di Facebook, ovviamente, anche motivazioni economiche. Nei mesi della protesta social le comunità Lgbt avevano invitato trans, gay e simpatizzanti a migrare nel social concorrete ELLO, che da tempo permette l'uso di soprannomi. La richiesta nasce dal fatto che secondo le regole per registrarsi è necessario utilizzare il nome ed il cognome presente nella carta d'identità. E questo sarebbe un problema per trans che non abbiano ottenuto la modifica del nome o che vogliano tenere nascoste le loro situazioni. La protesta era partita da Michael Williams, in arte Sister Roma, un'utente che riteneva la regola discriminatoria e pericolosa in quanto "spesso dietro la scelta di un nome di fantasia c'è un bisogno di anonimato o la semplice volontà di dimenticare il passato".
Le modifiche della policy di Facebook saranno operative da dicembre. Ad annunciarle è stato Alex Schultz, uno dei manager della società di Menlo Park. E non lo ha fatto con un comunicato stampa normale, ma con una lettera indirizzata alle organizzazioni per i diritti civili.
Come prima modifica, Facebook darà agli utenti la possibilità di inserire tra le informazioni personali anche una nota che spieghi per quale ragione usa un determinato nome. "Aiuterà il nostro team a capire meglio la situazione", sottolinea Schultz. Poi si renderà più difficile la segnalazione di utenti con la motivazione che utilizzano nomi falsi.
Schultz comunque invita gli utenti ad usare i nomi con cui "sono conosciuti da amici e parenti", per rendere la piattaforma "più sicura" perchè così "è anche più difficile per gli utenti nascondersi
dietro l'anonimato per molestie, atti di bullismo o frodi". Rimane il fatto che Facebook ha scelto la linea della pacificazione con una lobby che ha molti contatti e molti utenti. Un po' per soldi e un po' per conformismo.
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