Regionali, Pdl e Lega a valanga: pronti a sfondare il muro del 60%

Anche senza l’Udc, la coalizione di centrodestra che appoggia Roberto Formigoni alle elezioni regionali sfiorerà il 60 per cento. Sulla base di simulazioni sulle ultime europee e di sondaggi più recenti, il Pdl potrebbe oltrepassare il 34 per cento e la Lega arrivare al 22. Superando il Pd fermo a quota 21. Dati che, secondo qualche analista, non sarebbe del tutto reali non tenendo conto della popolarità di Silvio Berlusconi ancora cresciuta in quest’ultimo anno e di quella del suo governo, apprezzato da un numero sempre maggior di italiani. Tanto che in molti considerano tutt’altro che irraggiungibile quella quota 61 per cento che rappresenterebbe uno straordinario successo per la coalizione. Ma anche la decapitazione del listino bloccato in quota al presidente che vedrebbe tagliato da 16 a 8 il numero dei posti da consigliere assegnati senza bisogno di correre. Da soli, Pdl e Lega potrebbero incassare rispettivamente 23 e 15 seggi. Che con i 16 del «bloccato» potrebbero fare 54. Tre all’Udc e il resto (in tutto 60) agli sconfitti. Con l’Udc in coalizione e il taglio del listino, 49 seggi al centrodestra (3 a Casini) e 31 al centrosinistra. Meno. Ecco perché nessuno si scanna per convincere Casini&C.
Cifre che hanno messo in moto la macchina organizzativa, con una grande riunione ieri in viale Monza (sede del Pdl) per definire candidature, programmi e campagna elettorale. Massimo Buscemi ha annunciato di volersi presentare a Milano, cambiando rotta dopo due legislature da primo della classe a Varese. Dove ora correrà un altro assessore, il formigoniano di ferro Raffaele Cattaneo pronto a fare il pieno di preferenze, soprattutto di marca Cl. L’arrivo di Buscemi a Milano scompagina i conti. Tanto che tra i candidati c’è parecchia agitazione. E la convinzione che per agguantare uno degli 8 posti (7 in caso di tracollo, 9 in caso di grande successo) serviranno tra le 7 e le 8mila preferenze. Tante, soprattutto se si considera che nel 2005 An correva da sola e la Lega non andò bene, mentre oggi sembra pronta a sfondare. Anche se in città «non supererà il 15 per cento», assicura un colonnello azzurro.
Non dovrebbe avere problemi Stefano Maullu (già 10mila voti l’ultima volta, quando non era nemmeno assessore) e che oggi ha stretto parecchi accordi sul territorio. Ce la farà, con l’appoggio del coordinatore regionale Guido Podestà da lui aiutato nella corsa a palazzo Isimbardi e qualcuno in Comune pronti a cedergli i suoi voti. Tranquillo anche «mister preferenze», quel Mario Sala che incassò 20mila preferenze di area ciellina. E che potrebbe appoggiare proprio Buscemi. «Non sarà così - sibila un diretto concorrente un po’ infastidito dall’improvviso dal trasloco - Comunione e liberazione i suoi voti se li tiene, farà una prova di forza per dimostrare quanto pesa. E Buscemi da essere il primo degli eletti a Varese, passerà a essere il primo dei non eletti a Milano». Parenti serpenti. Per gli altri posti sono in corsa Alessandro Colucci, vice coordinatore provinciale del Pdl e figlio del questore della Camera Francesco, gran signore delle tessere di tradizione socialista (oltre i 13mila voti l’ultima volta). E poi Angelo Giammario (a cui per entrare al Pirellone ne erano bastati 5.759) e Sante Zuffada, 10mila voti nel 2005 e l’appoggio del sottosegretario alle Infrastrutture e sindaco di Arconate Mario Mantovani. A completare la squadra, l’ex dc Domenico Zambetti, ora entrato nel Pdl, e nell’area ex An Romano La Russa. Sicuro di fare il pieno, soprattutto se Prosperini (come sembra) non sarà ricandidato. Altri posti liberi sono lasciati da Silvia Ferretto (ex An), passata all’Udc e pronta a una grande campagna elettorale e Antonella Maiolo che forse non si ricandiderà. Speranze per i rampanti Giulio Gallera e Manfredi Palmeri, pronti a lasciare posti di prestigio a Palazzo Marino per una nuova avventura.

In lizza anche Carlo Fidanza, anche se la sua candidatura sembra più un modo per far ottenere agli ex di An il terzo posto nel listino bloccato (Roberto Alboni, Pietro Macconi e Luca Ferrazzi). Più difficile la candidatura di Armando Vagliati che, nominato a Fondazione Fiera, potrebbe rinunciare. E mettere a disposizione il suo cospicuo pacchetto di voti. Le grandi manovre sono appena cominciate.

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