Il piano sanitario regionale è chiuso a chiave in qualche cassetto della Pisana e cinque milioni e mezzo di cittadini del Lazio sono stati lasciati in balia di se stessi. Una dimenticanza colpevole, che rischia di paralizzare il settore salute. Con lautosospensione a fine ottobre del presidente Piero Marrazzo, legittimata dalla Giunta, si è completamente arenato tutto il lavoro delle Commissioni consiliari.
«Lattuale esecutivo in carica si dovrebbe rendere conto che la paralisi dellattività di controllo e programmazione nuoce soprattutto allofferta sanitaria - denuncia Gianni Romano, segretario regionale della Fials Confsal - e coinvolge pesantemente gli attuali livelli occupazionali degli operatori in servizio presso le strutture convenzionate. Gli abitanti della nostra regione non possono essere lasciati a se stessi fino ad aprile inoltrato quando, a seguito del verdetto elettorale, si insedierà la nuova Giunta perché mancano 5 mesi».
Questo significherebbe non avere ancora gli attesi piani di contenimento delle liste di attesa per la diagnostica e la specialistica, i cui tempi sono dilatati a dismisura e provocano disservizi enormi nellofferta. «Non cè ancora il Piano della rete demergenza e quello sanitario regionale - prosegue il sindacalista -. Quanto ai rapporti con le forze sociali anche su questo capitolo vige il completo silenzio. Senza programmazione sanitaria, come abbiamo dimostrato già in passato, non ci possono essere gli ordini di servizio e neppure le dichiarazioni dintenti». Lunica certezza che rimane ai cittadini è la pressione fiscale. Altissima. Frutto del debito regionale che tocca in media il miliardo e mezzo di euro lanno. «Chissà poi se questo sarà davvero lammontare complessivo conclude Romano -.
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