«Il Giro dItalia che se ne va da Milano? Come quasi tutto, purtroppo di questi tempi, è una questione banalmente e luridamente economica». Il guerriero può perdere, ma non si darà mai per vinto. Difficile dimenticare lassessore a sport e giovani della Regione Piergianni Prosperini laltra settimana sul ring del Vigorelli. Pugile in mezzo ai pugili in quella che è stata une delle più prestigiose notti della storia della boxe italiana. Organizzata a Milano con tanto di diretta tivù.
Assessore Prosperini, ce lavete fatta con la boxe possibile che Verona si porti via larrivo del Giro?
«Se si fa unasta e a contare sono solo i soldi altroché se è possibile».
Davide-Verona è più forte di Golia-Milano?
«Intanto diciamo che il ciclismo è uno sport tipicamente veneto, lì da sempre ci sono grande tradizione e passione. Chiaro che lappetito degli sponsor in una città come Verona possa essere ingente».
E Milano sta a guardare?
«No. Faremo tutto il possibile perché larrivo resti qui. Ma certo che se lì il Comune di Verona e gli industriali li coprono doro, noi ci possiamo fare davvero ben poco».
Nemmeno con unalleanza tra istituzioni. Che so Comune, Regione, Provincia.
«Con i tagli nelle Finanziarie e la fame di denaro nelle nostre amministrazioni, limpresa è davvero difficile. Dopodiché non ne farei nemmeno un dramma. Vadano a Verona».
Bandiera bianca?
«Non siamo mica Roma. Lì sì che i signori Romano Prodi e Francesco Rutelli per il loro amichetto Walter Veltroni continuano a rovesciare fiumi di soldi. Con quel denaro lì, Milano potrebbe organizzare tutti i campionati del mondo. Compreso quello di tiro alla fune».
Prosperini sembra rassegnato.
«Per nulla rassegnato. Perdere il Giro sarebbe un altro vulnus gravissimo. Uno sfregio al prestigio della Lombardia e soprattutto a una città come Milano».
E allora?
«Allora cosa? Se Roma ci lascia le briciole, noi poveri cristi cosa ci possiamo fare? Guardate la sanità. Ci sono regioni al sud che hanno assunto migliaia di infermieri inutili. Tagliarne metà non è un problema. In Lombardia tagliare la metà di zero dà sempre zero».
La butta in politica per rimediare alla figuraccia?
«Figuraccia? Gliela faremo vedere noi la figuraccia lanno prossimo quando a Varese organizzeremo il mondiale di ciclismo».
Ma non cè ancora spazio per trattare?
«Certo. Noi siamo a disposizione. Ma se gli organizzatori credono di cominciare con i ricattini, hanno sbagliato indirizzo».
Non ci vorrebbe magari un po di diplomazia in più?
«Le cose sono chiare. Se chi comanda il Giro punta ai soldi allora vada pure. A Verona li coprono doro e per la verità non mi sento nemmeno di condannarli. Ma se tengono alla storia e alla tradizione del Giro, è chiaro che larrivo non può che essere a Milano».
Il ciclismo è un grande sport popolare, sarebbe un peccato perderlo.
«No solo un peccato, un peccato mortale.
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