Renata, Rentata, Renata. Nel senso della governatrice del Lazio Renata Polverini.
Perchè la partita che si gioca a Genova è maledettamente simile alle regionali scorse nel Lazio, quando Renata Polverini si trovò sola contro tutto e contro tutti. Addirittura, senza la lista del Pdl, esclusa dalla competizione elettorale per pasticci nella compilazione e nelle firme. E, credetemi, allora, il Pdl laziale era una potenza, non un accessorio.
Insomma, allora, nel Lazio, tutto sembrava perduto. Addirittura, Gianfranco Fini, che aveva lottato per candidare Renata Polverini, allora segretaria del sindacato di destra Ugl, mollò immediatamente la battaglia, nascondendosi dietro la carica istituzionale di presidente della Camera. Piccola parentesi: nascondino immediatamente scoperto dopo la fondazione del Fli, quando Fini si calò in pieno nellagone politico, fregandosene allegramente dei doveri istituzionali richiamati in campagna elettorale. Chiusa parentesi.
A quel punto, scese in campo Silvio Berlusconi. Che era ancora il Berlusconi che conosciamo. E si gettò anima e corpo nella campagna della Polverini, nonostante non ci fosse la lista del Pdl in campo. Il resto, lo fecero Renata e la sua «Città Nuove». Risultato, un trionfo assolutamente inatteso dagli osservatori dei mercati internazionali. Ma assolutamente atteso dagli osservatori dei mercati rionali, dove Renata è assolutamente di casa, perchè è una di loro, perchè parla la loro lingua, il loro dialetto, il loro slang.
E una campagna elettorale che gli analisti con la puzzetta sotto il naso davano già per persa si trasformò in una cavalcata trionfale verso lelezione. Il resto, poi, lo fecero la personalità di Renata e le difficoltà oggettive del Pdl, capaci di lanciare «Città Nuove» sul palcoscenico (...),
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.