Per resistere Prodi usa l’arma del referendum

Mr Prodi? «He endures», resiste. Il titolo del New York Times, che ieri pubblicava un’intervista al premier italiano, è quanto mai azzeccato.
Mentre tutt’attorno la coalizione si sfarina e gli alleati ragionano su come evitare di andare al voto dopo essersi liberati di lui, il premier spiega serafico che durerà. «Se non proprio cinque anni, poco meno», spiega. Grazie alla riforma elettorale, che ci vorrà «molto tempo» per fare, e che comunque «potrebbe entrare in vigore dopo un certo tempo», in pratica a fine legislatura.
Veltroni si è illuso, pensando di convincere il premier a star tranquillo mentre lui si occupa di legge elettorale con Berlusconi, garantendogli che fino al 2009 nessuno lo avrebbe scalzato. Prodi non ha alcuna intenzione di andarsene prima del tempo, di durare meno di Berlusconi, di essere messo alla porta quando Pd e Prc riterranno che non serva più. E dunque resisterà. Come? Usando la finestra di tempo che gli dà la Finanziaria, prima della quale nessuno vuole crisi di governo che farebbe saltare il Welfare, che sta a cuore a sindacati e Confindustria. Convocando la prossima settimana il vertice di maggioranza e cercando di riprendere in mano il dossier elettorale. Occorre arginare la fretta di Veltroni e Bertinotti, che con la sponda di Berlusconi vogliono varare prima possibile la nuova legge.

Ai partiti minori dell’Unione, Prodi ha promesso di rilanciare il Mattarellum, che blinda la coalizione ed è ideale per i cespugli, e sul quale si potrebbe tentare Fini. Nel frattempo si andrebbe al referendum, che per Pd e Prc sarebbe una sconfitta clamorosa. Ci riuscirà? Difficile dirlo. Ma che ci proverà è certo.

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